Le Criticità Mediterranee – La Libia

Introduzione

di Luigi R. Maccagnani

 

1211201501Il 3 Novembre scorso si sono incontrati in Egitto l’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri dell’Unione Europea, Federica Mogherini, ed il presidente designato del Consiglio di Presidenza del Governo di Accordo Nazionale della Libia, Faiez Mustafa Fouzi Al Serraj.

La designazione di quest’ultimo è frutto di un accordo tra i delegati al dialogo, coordinato ancora per pochi giorni dal rappresentante speciale ONU, Bernardino Leon, accordo che peraltro non è ancora stato ratificato dai due parlamenti che si contendono la guida del Paese.

Abbiamo infatti da un lato, a Tobruk, la House of Representatives, nata dalle elezioni del giugno 2014 e riconosciuta dalla comunità internazionale, dall’altro, a Tripoli, l’autonominatosi General National Congress, di area islamista, composto da candidati che non erano stati rieletti alle citate elezioni del 2014.

Oggetto dell’incontro fra Mogherini e Al Serraj l’esame delle azioni che l’Unione Europea potrebbe mettere in atto a supporto del nuovo governo di transizione, se e qualora Tobruk e Tripoli riuscissero a ratificare l’intesa.

Poco o nulla è trapelato dei contenuti dell’abboccamento fra l’Alto Rappresentante UE e l’esponente libico, se non la preoccupazione condivisa per le drammatiche conseguenze che una mancata soluzione della crisi attuale avrebbe sulla Libia (e non solo) e la necessità di rimanere in stretto contatto per aggiornamenti.

E’ noto, dalla stampa di questi ultimi giorni, il tenore sostanzialmente positivo se non trionfalistico delle dichiarazioni, congiunte o meno, dei governi occidentali a sostegno dell’accordo fra le due entità libiche, e soprattutto l’esclusione esplicita di possibili interventi militari; a ciò fa da contraltare il rigetto che tale opzione sta suscitando nel Paese: “Internal Rejection & External Approval”, come titolava Libya Channel riprendendo una manifestazione tenutasi a Bengasi contro l’accordo definito del “Governo Ipocrita”.

In ambito occidentale, risalta la voce critica – ma faremmo meglio a dire autocritica – di Sir Dominic Asquith, ambasciatore britannico in Libia dal 2011-2013 (sopravvissuto ad un attentato a Bengasi nel giugno 2012), il quale, intervenendo alla Camera dei Comuni, ha denunciato gli errori del post-rivoluzione, soprattutto la delega in bianco concessa alle milizie per garantire la sicurezza sul territorio. Sir Asquith ha ricordato altresì che a luglio di quest’anno l’House of Representatives di Tobruk aveva già siglato la quarta versione della bozza di accordo, che poi è stata modificata fino al testo attuale per recepire le richieste del General National Congress di Tripoli, con il risultato che l’ultima stesura non sembra essere palatabile per alcuna delle Parti. Ecco quindi il senso della frase che abbiamo appena citato, vale a dire “Internal Rejection & External Approval”.

Un’altra domanda che sorge da questo scenario è come – dal momento che si esclude l’opzione intervento – si possano convincere le milizie a smobilitare, dal momento che apparentemente non ne hanno la minima intenzione. E’ assodato che gran parte delle milizie non fa capo o non risponde (il che è lo stesso) ad alcuno dei rappresentanti politici. Come risponderebbero – ad esempio – le formazioni di Libya Dawn, o di Ansar al-Sharia, per non parlare delle frange libiche dell’ISIS?

Temiamo che la Libia di oggi sia ostaggio di una piccola minoranza: condotta a fine 2013 dal Ministero degli Esteri danese, l’indagine demoscopica, “Committed to Democracy and Unity” (citata anche da omeganews in un suo articolo sulla Libia), è emerso come ben l’80% degli intervistati reclamasse l’unità nazionale ed un governo democratico. Questa non è una novità per il Paese, visto che un’indagine demoscopica condotta nel 1947 da una commissione multinazionale nel contesto del trattato di pace a seguito della seconda guerra mondiale, riportò che il popolo libico desiderava “unità ed indipendenza”.

E’ stato calcolato che gli effettivi appartenenti a milizie non siano più di 200,000 unità, a fronte di una popolazione che è stimata oggi superare i 6,6 milioni di individui.

Bernardino Leon, SRGR (Special Representative of the Secretary-General per la Libia – UNSMIL) terminerà il suo mandato il 20 Novembre, avendo accettato un incarico extra istituzionale come Direttore Generale dell’Accademia Diplomatica degli Emirati Arabi Uniti. Lo sostituirà Martin Kobler, già dal 2013 Inviato Speciale e Capo della UN Stabilization Mission nella repubblica Democratica del Congo (MONUSCO). In precedenza Kobler aveva ricoperto con successo ed apprezzamento incarichi ONU in Iraq (UNAMI, 2011-2013) ed Afghanistan (UNAMA, 2010-2011).

Kobler, nel suo mandato in Congo ha gestito anche il contingente dei Caschi Blu. A qualcuno forse viene da domandarsi se la scelta della persona non preluda alla possibilità di un intervento ONU in Libia…

Luigi R. Maccagnani