di Guido Monno Il 16 ottobre 2012 saranno trascorsi trent’anni dall’inizio di quella che venne chiamata la strage di Sabra e Chatila. In quanti lo ricordano? i primi giornalisti che la mattina del 18 settembre 1982 si recarono al campo di Shatila, fra cui Robert Fisk, ricordano la visione con una parola ricorrente. Massacro. Un massacro all’interno di una feroce guerra che vedeva impegnati diversi protagonisti, fra cui le varie fazioni Libanesi, l’esercito Israeliano che aveva invaso il Libano nella speranza di distruggere per sempre l’O.L.P., la stessa O.L.P., le forze armate Siriane presenti in Libano ed infine gli innocenti, la popolazione civile Libanese e quella Palestinese accampata in condizioni di mera sopravvivenza nei campi profughi, una guerra con livelli di violenza e disumanità difficilmente riscontrabili in precedenza. Ma la parola che tutti i giornalisti occidentali usarono, fu una: Massacro. Quando un numero elevato, mai accertato, e stimato fra i 350 ed i tremilacinquecento civili, disarmati, costituiti prevalentemente da neonati, bambini, donne e vecchi viene trucidata nella maniera più orrenda possibile e gli stessi cadaveri non vengono risparmiati a successive umiliazioni, solo la parola Massacro può render l’idea di un simile comportamento. Il semplice fatto che la discordanza del
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