J. H. cherche âme sœur: la ricerca dell’Io tra esilio e origini

 J. H. cherche âme sœur è uno dei romanzi più affascinanti della scrittrice franco-algerina Leïla Sebbar. Pubblicato nel 1987, esso riprende pienamente il tema attorno al quale si concentra l’intera produzione letteraria sebbariana: l’esilio.

Leïla Sebbar si serve della sua esperienza personale per descrivere l’isolamento, la marginalità, il rifiuto e le frustrazioni derivanti dall’emigrazione. Attraverso il giovane protagonista Jaffar,  infatti, la scrittrice esprime tutta la complessità di una vita in esilio e l’incessante ricerca dell’identità: nel romanzo, Jaffar va in cerca della propria identità e delle proprie origini, di qualcosa che stabilisca un legame con la sua terra d’origine, l’Algeria, lui che, come la scrittrice, vive in terra d’esilio.

Jaffar appartiene alla seconda generazione di immigrati maghrebini in Francia, comunemente chiamata génération beur, e la sua complessa esistenza offre all’autrice un valido motivo di riflessione sull’identità frammentaria e sulla memoria interrotta dall’esilio. Il protagonista, infatti, ha origini algerine e, proprio come l’autrice, prova il sentimento di una perdita insanabile, quella del suo paese d’origine, l’Algeria, che viene idealizzata dal giovane esule come simbolo di un paradiso perduto, culla delle origini e degli affetti familiari. La vita nelle banlieues non è semplice e spesso gli immigrati vengono rifiutati ed esclusi, costretti dalle circostanze a diventare dei delinquenti. La loro presenza è percepita dai francesi come ostile e illegittima, come l’Altro che spaventa, ostacolando, attraverso l’incomunicabilità, ogni possibilità di incontro con lo Straniero.

Sebbar, attraverso il personaggio di Jaffar, dimostra come l’esilio e la perdita dell’identità sono tra le tante conseguenze della colonizzazione e della successiva post-colonizzazione, e usa la narrativa per de-costruire il concetto di un’identità fissa, soprattutto per gli individui che come lei sono senza radici, la cui identità diventa un fenomeno particolarmente complesso, che si costruisce nello spazio dell’entre-deux: simbolo della génération beur, Jaffar tende, infatti, a costruirsi uno spazio nuovo, eterogeneo, dove affermare la specificità della propria identità, nata dalla fusione dell’eredità ancestrale e dei moderni valori delle società occidentali, un’identità dell’entre-deux in costante movimento.

J. H. cherche âme sœur è come un mare in tempesta: riesce a rendere con tanta pienezza il rifiuto della scrittrice dell’immobilismo e dell’uniformità delle identità in esilio. La scrittura di Leïla Sebbar, infatti, è instabilità, discontinuità, movimento, proprio come i personaggi dei quali racconta.

 

 

J. H. cherche âme sœur è un romanzo dinamico, energico, caratterizzato da una struttura narrativa piuttosto frammentaria, che contribuisce a esprimere l’instabilità del protagonista, il suo esilio e la sua identità dell’entre-deux. Il romanzo si trasforma in uno spazio nel quale viaggiare tra una costa e l’altra del Mediterraneo, tra il passato e il futuro dei vari personaggi, creando, in questo modo, un grande effetto suspense. Un susseguirsi complesso di espressioni gergali e poetiche metafore contribuiscono alla complessità del romanzo, indubbiamente uno dei più interessanti di Leïla Sebbar (SEBBAR Leïla, J. H. cherche âme sœur, Parigi, Stock, 1987, 214 pagg.).

Deborah Nancy Simeone