Turbolenze nella regione sud del Mar Mediterraneo (al-Baḥr al-Abyaḍ al-Mutawassit – Mar Bianco di Mezzo)

di Luigi R. Maccagnani

Alla situazione Libia, ormai in crisi da anni, si sta aggiungendo l’Algeria con una mobilitazione popolare senza precedenti, poi il deteriorato rapporto con l’Egitto. 

L’Italia ha un grado di dipendenza dall’importazione di gas naturale che supera il 90% del fabbisogno (http://www.unionepetrolifera.it/?page_id=480). Dall’Algeria ne arriva l’11%, il 10% dalla Libia.

Nazione di provenienzaGas importato
Miliardi di metri cubi
% del consumo italiano
Russia26,142%
Libia6,510%
Algeria6,711%
Norvegia e Olanda11,418%
GNL diversi paesi7,012%

Poi l’Egitto.

Una panoramica degli scambi commerciali con i tre Paesi

Anno201620172018
Scambio Commerciale con l’Italia *ExportImportExportImportExportImport
Algeria3,724,273,184,963,186,71
Egitto3,011,542,921,822,692,11
Libia??4,00?1,00?4,00???4,00?

(*) i valori sono in miliardi di Euro

Per la Libia, per un confronto con i dati pre-rivoluzione:

Libia, valori pre-rivoluzione200720082009
1,642,222,643,872,453,4

Alcuni dati statistici su PIL e popolazione:

Algeria: il PIL stimato nel 2017 a 170,4 miliardi di USD, popolazione 41 milioni;

Egitto: PIL 2017 stimato a 235,4 miliardi di USD, popolazione 98 milioni;

Libia: Pil stimato nel 2016 a 18,15 miliardi di USD; per riferimento ai dati pre-rivoluzione il PIL del 2010 era stimato a poco meno di 80 miliardi di USD, la popolazione a dicembre 2010 era di 6,3 milioni.

Rapporti commerciali

Come già evidenziato in un precedente articolo di <omeganews.info>, l’Italia è il primo partner commerciale dell’Algeria con importazioni stimate (i dati 2018 sono ancora provvisori) per 6,7 miliardi di euro (prevalentemente idrocarburi) e 3,8 miliardi di euro di esportazioni; circa 180 le imprese italiane insediate nel Paese, prevalentemente nei campi energia, grandi lavori e cemento.

Per l’Egitto, i cui fondamentali si mantengono a buon livello e mentre le nuove scoperte in campo petrolifero hanno visto aumentare significativamente le riserve di gas naturale (soprattutto grazie ad Eni), tanto da poter prevedere l’autosufficienza del Paese, si riscontra una flessione significativa nello scambio commerciale, probabilmente dovuta al caso Regeni ed ai susseguenti turbamenti politici.

Ovviamente peggiore la situazione attuale con la Libia: in un rapporto del MAECI/Ambasciata italiana a Tripoli viene riportato che nel 2017 l’interscambio commerciale è stato per un valore di circa 4 miliardi di importazione, quasi interamente dovuto agli idrocarburi (vedi l’entrata in funzione del gasdotto Green Stream dell’Eni), e neanche un miliardo il valore dell’esportazione verso il Paese, anche qui in gran parte dovuto a prodotti raffinati di petrolio. A parte l’Eni, che ancora opera in Libia, pochissime le società italiane ancora attive, tanto che il direttore della Camera di commercio italo-libica in una intervista all’Agenzia DIRE del 29 Agosto 2018 ha riportato alta preoccupazione delle poche imprese italiane che cercano di mantenervi una posizione.

Alcune note sulla loro situazione politica

ALGERIA

Titola il quotidiano El Watan Algerie: «Un peuple uni ne sera jamais vaincu», riedizione de «El pueblo unido, jamás será vencido», composta nel 1970 da Sergio Ortega, Cile, per il ritorno alla Democrazia, e presto divenuta l’inno della lotta dei popoli contro le dittature e le guerre. Giù il cappello!

Tutto è cominciato con la manifestazione di venerdì 22 febbraio, dopo dieci venerdì il popolo algerino tiene duro: non ancora vinta la guerra, ma alcune battaglie significative sì: la vecchia “cricca” di potere, con la rinuncia formale al quinto mandato di Bouteflika, è uscita dalla scena, ma non appaiono superate le loro modalità di gestione e ci sono ancora battaglie da combattere….ogni venerdì!

Due i personaggi in evidenza: il Capo di Stato Maggiore delle forze armate, Ahmed Gaid Salah, ed il “nuovo” capo di stato, Abdelkader Bensalah. Nulla sembra essere cambiato sotto il prolungamento di fatto degli stessi metodi oligarchici, con una manovra di facciata – articolo 102 della costituzione – che ancora non affronta sostanzialmente, la messa in pratica del “nuovo ordine democratico” voluto dalla popolazione: ma ogni settimana c’è un venerdì!

Altri articoli pubblicati da <omeganews.info> hanno sintetizzato i vari passaggi della storia algerina: (http://www.omeganews.info/?p=3980– http://www.omeganews.info/?p=3937– http://www.omeganews.info/?p=3916)

EGITTO

Appena anticipati i risultati del referendum costituzionale, voluto dal Presidente Al-Sisi, svoltosi nel Paese nei giorni scorsi (20-21-22 Aprile). I dati forniti dall’Autorità Nazionale per le Elezioni (National Elections Authority, NEA): hanno partecipato più di 27 milioni di persone, il 44,3% degli aventi diritto – con il 96, 94% di voti validi e poco più del 3% di scede nulle; il presidente NEA parla dell’88,83% di “SI” alle modifiche proposte, e dell’11,17% di voti contrari.

I 14 emendamenti alla costituzione, promulgata nel 2014, e sottoposti a referendum popolare, erano stati approvati dall’attuale parlamento, con schiacciante maggioranza (531 a favore, 22 contrari, 1 astenuto, 42 assenti). Riguardano i seguenti punti:

House of Representatives- il parlamento unicamerale, con il numero di deputati ridotto dagli attuali 596 a 450, con una componente femminile – prima non specificata – di almeno il 25%.

Il Presidente- il cui mandato passerebbe da 4 a 6 anni, mantenendo la possibilità di rimanere in carica per un massimo di due.

La Vice Presidenza- uno o più, di nomina diretta del Presidente.

Il potere Giudiziario- il cui capo, scelto dal Presidente della Repubblica tra una rosa di cinque persone indicate dall’Alto Consiglio di Stato, mantiene il ruolo 4 anni.

Le Forze Armate- un’unica istituzione dipendente dallo Stato con il compito di proteggere la Nazione, garantirne sicurezza ed unità, difendere la costituzione, la democrazia e le libertà individuali dei cittadini. Milizie, organizzazioni paramilitari o gruppi armati privati rigorosamente vietati.

Rappresentanza Qualificata- lo Stato garantisce che i lavoratori di ogni settore siano adeguatamente rappresentati, in linea con le leggi vigenti.

Il Senato- la nuova Camera Alta: 180 membri, eletti per un mandato di 5 anni, i due terzi a voto segreto, un terzo nominati direttamente dal Presidente. I nuovi senatori, di nazionalità egiziana, età superiore ai 35 anni, titolo universitario e godimento di pieni diritti civili. Tra i compiti, lo studio ed eventuale proposta di interventi atti a promuovere democrazia, pace sociale, diritti civili e responsabilità delle istituzioni pubbliche.

Implicazioni. La prima, che il mandato del Presidente della Repubblica, passando da 4 a sei anni, di fatto permetterà ad Al-Sisi, che ha appena iniziato il suo secondo mandato, di rimanere in carica fino al 2024 invece di decadere il 2022; poi – cercando di interpretare il testo degli emendamenti – il Presidente rafforzerà il suo potere, sembra esclusa al momento la possibilità di uno scavalcamento del limite di due mandati massimi. I dati ufficiali dovrebbero essere pubblicati il 27 Aprile.

LIBIA

Le motovedette donate dall’Italia alla Guardia Costiera di Tripoli per l’assistenza (sic!) ai migranti in difficoltà nelle acque territoriali libiche – anche se molti di loro preferiscono morire che tornare nei lager libici – trasformate in “motocannoniere”; nei primi tre mesi del 2019 – dati UNHCR – nel Mediterraneo sono stati recuperati più di 250 corpi.

Centro di detenzione di Bani Walid (ca. 150 km a Est di Tripoli, sotto giurisdizione delle milizie di Misurata): intercettati tweet inviati dai carcerieri ai familiari di migranti (uomini, donne): si vedono foto dei cari sotto tortura, e la richiesta di un ransom di 4-6,000 USD per il loro rilascio/rimpatrio.

A Tripoli i migranti dei centri di detenzione usati come scudi umani.

Poi, da mesi, gli scontri armati nella zona di Tripoli, evidentemente le milizie si contendono il controllo delle varie fonti di profitto.

Ma queste milizie non sono chiamate sui media italiani “le forze armate del governo libico riconosciuto dalla comunità internazionale, guidato dal primo ministro Fayez al Serraj”?

Quindi rispondono al – e sono controllate dal – Ministro della Difesa del Governo di Accordo Nazionale?

C’è qualcosa che non quadra: o queste milizie rispondono esclusivamentea ragioni di profitto e difendono uno status-quo di sopravvivenza e guadagno, o rispondono al GNA. 

Nel primo caso non sono “forze armate del governo libico riconosciuto da ONU”, ma piuttosto parte principale del problema; nel secondo, il PC, Serraj, UNSMIL & Co. sarebbero correi di tutte le nefandezze compiute da dette milizie.

Il GNA è nato nel dicembre del 2015, pochi i risultati raggiunti in questi tre anni, anzi si potrebbe dire che l’instabilità nel Paese si sia aggravata, aumentando in rischio di infiltrazioni “malevole”, sicuramente evidente una deriva islamista che tocca anche il GNA, e si ricorda che nelle due elezioni – 2012 e 2014 – i libici avevano escluso questa deriva.

La marcia di Haftar verso Tripoli era stata annunciata con giorni di anticipo e commentata anche dai rappresentanti del parlamento di Tobruk, HoR (in fin dei conti l’unico con una base di legittimazione popolare alle elezioni 2014): cosa sarebbe successo se ad aspettare la colonna militare di Haftar ci fosse stato il Presidential Council al completo, con l’appoggio e presenza del rappresentante ONU, Salamé, anziché le pallottole?

Era un sogno che ha fatto sperare molti, almeno per qualche ora.

Per approfondimenti sull’evoluzione della situazione in Libia si rimanda ai precedenti articoli pubblicati su <www.omeganews.info>.

Interessante lettura il post pubblicato da <libyadesk.com> il 19 aprile scorso sulla posizione italiana: https://www.libyadesk.com/classified-memos/italy-libya-conte-faux-pas

Luigi Maccagnani