Algeria, un percorso diverso

di Nicola Lofoco

Algeri, 27 Aprile 1999. È il giorno in cui Abdelaziz Bouteflika diventa il nuovo presidente dell’Algeria. Una carica che ha mantenuto per 4 mandati consecutivi, sino allo scorso 2 Aprile 2019, quando ha ufficializzato la sua decisione di non ricandidarsi alle prossime elezioni presidenziali. Impossibile non tenere più conto delle oceaniche manifestazioni popolari che, da ben due mesi, stanno invadendo tutto il territorio, le quali hanno chiesto, e continuano a chiedere, la nascita di una vera democrazia compiuta.

L’ Algeria era riuscita, nel lontano 1962, dopo una cruenta e terrificante guerra di indipendenza, a porre fine al dominio francese che durava da oltre 130 anni. Da allora, il protagonista assoluto della politica del Paese è quasi sempre stato il “Fronte di Liberazione Nazionale” (FLN). Sullo scranno più alto del potere, infatti, sono saliti molti presidenti provenienti dal FLN. Le uniche eccezioni sono state rappresentate dal semestre guidato dal gennaio al giugno 1992 da Mohamed Boudiaf, esponente del “Partito della Rivoluzione Socialista”, assassinato durante una conferenza da un militare, e dalla presidenza del Generale Liamine Zeroual, fondatore del “Raggruppamento Nazionale Democratico”.  Ma, nonostante tutto questo, negli ultimi 57 anni tutti gli algerini hanno perennemente sentito il fiato sul collo della Francia, che ha continuato a mantenere un ruolo egemone sulla politica di Algeri. È anche questo uno dei motivi che ha innescato il desiderio di libertà, riforme e democrazia da parte della popolazione. Tra canti, balli e immensi raduni, gli algerini continuano a sfilare per le strade delle loro città, sventolando, con orgoglio, la bandiera nazionale verde-bianca ornata con la mezzaluna rossa. Non sono mancati tafferugli e scontri con i sostenitori di Bouteflika, ma l’ambizione di voler abbattere un sistema giudicato vecchio e corrotto sta continuando a dilagare in maniera incontrastata. L’esercito, infatti, che sino a pochi mesi fa era ancora una delle colonne portanti del potere di Bouteflika, è stato ora determinante nella dinamica della sua caduta, servendogli un irreparabile, quanto imprevisto, scacco matto. È stato infatti il Capo di Stato Maggiore dell’esercito, Ahmed Gaid Salah, a non riconoscere più l’autorità di Buoteflika e a chiedere l’applicazione dell’art. 102 della Costituzione vigente, che prevede la destituzione del Presidente qualora sia “totalmente impossibilitato a esercitare le proprie funzioni”. Pur non essendo ancora chiaro quale sarà il futuro assetto politico-istituzionale della nazione, in quanto manca ancora la data delle prossime elezioni, l’Algeria ha deciso, con forza, di voltare pagina. Vi sono ora sul tavolo varie proposte per ridisegnare l’assetto generale dello Stato, come quella di nominare uno o più rappresentanti per ogni regione per dar vita ad una sorta di “Comitato Costituente”. Vi è anche chi sostiene che l’Algeria possa ora trasformarsi in una nuova Libia, sprofondando in una nuova, sciagurata, guerra civile. Ma a differenza della Libia, che è sempre stata composta da tre unità territoriali profondamente diverse e disomogenee tra loro, quali Tripolitania, Cirenaica e Fezzan, l’Algeria ha invece dimostrato di essere una nazione salda, compatta, con un popolo che è  rimasto solidamente unito dinanzi a tutti i tentativi realizzati contro di esso al solo scopo di disgregarlo. Primo fra tutti va ricordato il feroce attacco integralista del “Fronte Islamico di Salvezza” (FIS), che negli anni ’90 ha cercato di colpire i gangli vitali della nazione, senza riuscirci. Ma è stata anche la guerra di indipendenza combattuta contro la Francia, lottata con il coltello tra i denti, che ha creato un forte sentimento nazionalista e patriottico in tutti gli algerini, sempre pronti a ribellarsi contro le ingiustizie. Albert Camus, grande intellettuale francese, nato a Drèan, affermava: “Io mi ribello, dunque esisto”.

E l’Algeria esiste davvero!

Nicola Lofoco (*)

(*) Inizia con questo articolo la collaborazione con il giornale di Nicola Lofoco. Giornalista pubblicista e blogger. Laureato in Scienze Politiche presso l’Università degli studi di Bari, ha collaborato con varie Radio e Tv locali della Puglia e per i quotidiani “L’Unità”, “Il Riformista” e “La Rinascita”, occupandosi di politica estera e storia contemporanea. Autore di numerosi reportage dai Paesi arabi, è autore delle pubblicazioni “Quel velo sul tuo volto” (2015) e “Il sangue del Jihad” (2017). Ha anche scritto due saggi sulla storia del rapimento di Aldo Moro: “Il caso Moro, misteri e segreti svelati” (2014) eCronaca di un delitto politico” (2016).