di Giovanni Ferrari
1 Generalia
Ciò che all’inizio era NBC (Nucleare, Biologico, Chimico) è poi diventato NBCR, aggiungendo “radiologico” alla sequenza. In seguito, nel linguaggio anglosassone, mutuato poi un po’ ovunque nell’ambito dell’Alleanza Atlantica, l’acronimo è diventato CBRNe. Questa sigla, con “e” per esplosivo, inserisce anche gli attacchi con un uso diffuso di sostanze esplosive, come a Madrid (11 marzo 2004). Non tutti gli addetti ai lavori concordano, anzi direi pochi, in quanto lo sviluppo di un evento “NBCR” rispetto a un evento “e” ha connotati di ben altro rilievo, con conseguenze di lunga durata sul territorio colpito e con la necessità di interventi specifici nel medio e nel lungo termine, anche solo per il ripristino dell’ambiente. Al riguardo, quali esempi, si consideri che l’emivita del Cesio 137 è di circa 30 anni e che la pandemia da SARS COV 2, iniziata a dicembre del 2019, a giugno 2022 è ancora in corso.
La presenza di un elemento nucleare, biologico o chimico non è sufficiente per definire NBCR un evento. E’ necessario che il tutto sia assemblato in un congegno, un dispositivo, un’arma cioè, in grado di far sviluppare all’aggressivo le sue capacità distruttive. In passato si sono verificati incidenti così gravi, e potenzialmente potrebbero verificarsene altri analoghi in futuro, che la distinzione tra un evento NBCR e un incidente, appunto, con la presenza di sostanze afferenti al mondo NBCR può apparire questione veramente sottile. Distinguere gli eventi di Chernobyl, Bhopal, Seveso, nei loro effetti sul territorio, da un vero e proprio uso di un’arma NBCR è difficile. L’origine però della contaminazione avveniva da punti noti, con l’evento in parte coperto da procedure di sicurezza, pur fallite, e dall’esistenza di piani di contingenza, pur se parziali e non sufficienti. Tutto ciò non esiste quando l’evento origina da un attacco deliberato con l’uso di un’arma.
2. Parlando delle varie possibilità
Su cosa quindi la differenza tra un incidente e un attacco trae la sua concretezza?
- La prevedibilità o la non prevedibilità dell’evento (di un’industria so tutto, di un attacco terroristico nulla).
- Le logiche organizzative, normative, di controllo e verifica per evitare l’evento.
- Le logiche di pianificazione della risposta all’eventuale evento per mitigarne le conseguenze.
- Le logiche di pianificazione e le predisposizioni prima che si verifichi un evento.
- La preparazione delle Forze di intervento e della catena decisionale.
Un attacco nucleare è di tutta evidenza. I cinque effetti classici di un’esplosione nucleare (urto, calore, luce, induzione neutronica, impulso elettromagnetico) ne sono sempre conseguenza. E’ possibile un “non attacco”? un incidente? Un’esplosione accidentale di un ordigno ha una possibilità su diverse decine di milioni di verificarsi e, comunque, l’origine dell’evento anche qui è nota. Quello che può accadere è l’eventuale caduta di un velivolo che trasporti le testate, o la testata, con conseguente fuoriuscita di radiazioni per rottura del contenitore (e anche questo è altamente improbabile). Anche in questo caso l’origine della contaminazione è nota e i quantitativi di frazionato radiologico che può fuoriuscire anche.
Per effettuare un attentato che provochi irraggiamento e contaminazione del territorio è necessario utilizzare un’arma: non posso certo spezzettare cobalto 60, o che altro, e lasciarlo qui e là in giro. La così detta bomba sporca è un’arma. Artigianale o meno, è pur sempre un’arma; progettata, inoltre, ben diversamente dal semplicistico uso di esplosivo e sostanza radioattiva insieme. Solo esplosivo serve a poco. Molto meglio creare un incendio con temperature superiori agli 800 gradi centigradi e usare un gamma emettitore a bassa temperatura di fusione (Cesio 137, per esempio) per garantire una vasta contaminazione del territorio sottovento.
La centrale nucleare non è un’arma. L’industria chimica non è un’arma. Le logiche di un rilascio per incidente, anche grave, o per guasto, sono gestite diversamente da quelle di un attacco. Una centrale nucleare, per esempio, produrrà contaminazione su un vastissimo territorio, con un frazionato radiologico molto ampio di intensità relativamente bassa, a parte l’area a immediato ridosso della centrale, ovviamente, come l’evento di Chernobyl ha dimostrato. La pericolosità deriva essenzialmente dalla respirazione e dall’ingestione, meno dall’irraggiamento diretto. Ma se l’industria chimica o l’impianto nucleare fossero oggetto di un attentato, le pianificazioni di “emergenza esterna”, predisposte per legge, sarebbero ancora valide o si dovrebbero strutturare diversamente? Questo aspetto rientra nella necessità di modificare le logiche di pianificazione quando rivolgiamo la nostra attenzione a eventi non probabili ma possibili, propri di quella che diventerà la cosiddetta “gestione della crisi”.
Modificare nel senso che, per progettare l’installazione e l’entrata in servizio di un’industria potenzialmente pericolosa per il territorio e la sua popolazione, dovrebbe essere inserito quale massimo evento possibile anche il rilascio voluto di sostanze a causa di un intervento esterno. Le normative di corretta gestione e manutenzione, quindi, dovrebbero essere unite a più stringenti controlli sugli addetti all’impianto e a controlli del perimetro tecnologicamente evoluti, o portare anche alla conclusione che quel tipo di industria su quel territorio non può essere realizzata.
Per il biologico, la difficoltà di un attacco è legata alla capacità di produrre l’arma, conservare i virus o i batteri o le tossine necessarie e diffondere il tutto in modo che i suddetti agenti non si deteriorino o muoiano al momento del rilascio stesso. E’ difficile pensare a gruppi terroristici “fai-da-te” che si cimentino nella produzione e uso di un’arma biologica.
Lo scopo del rilascio di un agente biologico da parte di un supposto nemico, o come si preferisce dire, di un Paese non amico, non è tattico, cioè uccidere il maggior numero di persone possibile; lo scopo è strategico, è quello di mettere in ginocchio la continuità dell’azione di governo, le capacità produttive e logistiche di una nazione, la sua coesione sociale nel medio/lungo termine. Le restrizioni prolungate nel tempo, assolutamente necessarie in caso di pandemie o contaminazioni generalizzate, associate a fenomeni di disinformazione, prima o poi condurranno a malcontento e riottosità. Gli enormi problemi che una pandemia provoca nel sistema logistico e in quello della salute, poi, sono stati sperimentati abbondantemente negli ultimi anni (SARS COV 2).
Le modalità di sviluppo del COVID 19, nella differenziazione prima e seconda ondata, sono esplicative del modo in cui un attacco biologico efficace potrebbe essere effettuato. Per non parlare della sofisticata disinformazione che nel corso della pandemia è stata fatta circolare; talmente sofisticata, a volte, da far pensare a una specie di palestra di addestramento di organizzazioni statali non amiche, o anche amiche, perché no. Sia chiaro, non si sostiene che il SARS COV 2 sia stato introdotto scientemente nell’ambiente, non ve ne sono per ora né prove né logiche consequenziali che lo possano sostenere, a parte il facile complottismo; il COVID 19 è semplicemente una perfetta malattia da attacco biologico.
Come si è sviluppato il COVID ad inizio pandemia? Molto probabilmente (non sappiamo con certezza) l’ingresso è stato favorito dagli intensi scambi commerciali tra la Lombardia e la Cina – tra i più intensi e geograficamente concentrati di tutta Europa – e da lì la sua successiva espansione in alcune parti del territorio lombardo e nelle regioni vicine e, in modo minore, in altre aree della penisola italiana.
La cronologia che segue raccoglie e narra in modo molto sintetico i principali eventi legati al COVID che rendono anche evidente l’assenza di automatismi di intervento nella fase iniziale e il conseguente ritardo nell’assunzione di decisioni efficaci per ridurre la velocità di trasmissione. E’ evidente che laddove fosse stato un rilascio voluto, un vero attacco biologico, la metodologia di risposta non sarebbe cambiata:
Fine novembre -dicembre 2019
Controlli di laboratorio effettuati mesi dopo su campioni di pazienti affetti da malattie respiratorie in ospedali del nord Italia sono positivi al SARS COV 2
31 dicembre 2019
Formale comunicazione di numerosi casi di polmonite atipica a Wuhan
7 gennaio 2020
Identificato il virus, chiamato per ora 2019-nCov
14 gennaio 2020
Primo caso fuori dalla Cina, in Thailandia. Nei giorni immediatamente successivi in Corea del Sud e in Giappone nonché in molte grandi città cinesi
20 gennaio 2020
Milioni di Cinesi della regione di Wuhan e da altre parti della Cina, ovviamente, iniziano a spostarsi per la festività del capodanno cinese
23 gennaio 2020
Lockdown a Wuhan
30 gennaio 2020
Italia sospende i voli diretti per la Cina. E quelli indiretti? In dieci giorni quanti cinesi sono andati in Cina dall’Italia e quanti si sono spostati in Italia?
31 gennaio 2020
Primi due casi ufficiali in Italia: due turisti cinesi
12 febbraio 2020
Annullato primo grande evento internazionale a Barcellona (Mobile World Congress)
19 febbraio 2020
Bergamo: Atalanta Valencia Champions League – Stadio pieno
21 febbraio 2020
Codogno primo positivo nelle ulteriori 24 ore saranno individuate altre 14 persone
23 febbraio 2020
Zone rosse create in 11 comuni tra Lombardia e Veneto.
27 febbraio 2020
Grande sforzo da parte di molte Autorità nel comunicare un “non sta accadendo nulla”.
28 febbraio 2020
OMS eleva a “molto alta” la minaccia dell’epidemia da SARS-Cov-2 a livello mondiale.
28 febbraio 2020
Per Trump “..il COVID è una bufala dei Democratici”
4 marzo 2020
Chiuse le scuole in Italia
7 marzo 2020
Intera Lombardia zona rossa. Indiscrezioni e non cura della sicurezza delle informazioni portano alla fuga da Milano verso il sud Italia.
9 marzo 2020
Intero Paese in “lockdown”
11 marzo 2020
OMS dichiara COVID pandemia mondiale
11 marzo 2020
Peggiori sedute borsistiche di sempre o dopo decenni.
12 marzo 2020
Per Boris Johnson per raggiungere l’immunità di gregge almeno il 60% degli inglesi dovrà contagiarsi; “rassegnamoci all’idea di perdere molti cari”.
16 marzo 2020
La Columbia University pubblica uno studio dove la capacità di diffondere il virus da parte degli asintomatici è di tutta evidenza, così come è di tutta evidenza che i colpiti sintomatici sono solo una parte di tutti i colpiti.
18 marzo 2020
I morti sono talmente tanti nel bergamasco che deve intervenire l’esercito per trasportare le bare
20 marzo 2020
Considerata l’enorme richiesta di collegamenti via web a causa del contenimento al chiuso, i maggiori fornitori di servizi di streaming annunciano un taglio alla qualità delle immagini trasmesse.
27 marzo 2020
Negli USA 3,3 milioni di lavoratori fanno richiesta di sussidio di disoccupazione. Il massimo storico era stato 695.000 nell’ottobre del 1982.
27 marzo 2020
86.000 casi in Italia, più che in Cina, e 969 morti.
28 marzo 2020
Gli Stati Uniti diventano il Paese con il più alto numero di casi registrati.
8 aprile 2020
A Wuhan termina il lockdown
20 aprile 2020
Diminuzione valutata dei numeri dei positivi in Italia.
24 aprile 2020
Per Donald Trump “interessante” l’idea di “iniettare disinfettante” ai malati di coronavirus
18 maggio 2020
Evviva Evviva è tutto finito
3 agosto 2020
Minimo della variazione percentuale giornaliera dei nuovi casi
25 settembre 2020
Le congratulazioni dell’Organizzazione Mondiale della Salute all’Italia per come è stata affrontata la pandemia[1]
Meno di duemila casi in Italia con 20 decessi, 2.737 ricoverati con sintomi in ospedale, 244 pazienti in terapia intensiva e 44.737 persone in isolamento domiciliare
Fine settembre 2020
Inizia la seconda ondata
13 ottobre 2020
Decreto del Governo per la seconda ondata
6 novembre 2020
Italia divisa a zone con coprifuoco notturno
27 dicembre 2020
Inizia campagna vaccinale in Italia
Come appare dalle informazioni raccolte sui media e nei fora attivati, polmoniti atipiche, quali quelle prodotte da COV SARS 2, oltre l’usuale, erano già presenti in Nord Italia a dicembre 2019. E’ di tutta evidenza, comunque, che se la preparazione della Nazione avesse avuto anche un efficace centro di osservazione sulle malattie respiratorie, con accentramento delle informazioni provenienti da tutti gli ospedali italiani, probabilmente l’allarme sarebbe partito prima. Tale organizzazione centralizzata non è un’utopia: esiste, ma per le intossicazioni e gli avvelenamenti.
La seconda ondata rappresenta il modo in cui un eventuale attacco biologico si diffonderebbe. Il libera tutti, da fine maggio 2020 per tutta l’estate, ha portato i contagi su tutta Italia con conseguente sviluppo del virus contemporaneamente ovunque.
Un attacco biologico può iniziare come il COVID e diffondersi poi, ma può anche manifestarsi da subito con una diffusa presenza sul territorio nazionale. E’ di tutta evidenza, comunque, che un attacco puntiforme se non scoperto per tempo, diventa più o meno rapidamente una presenza diffusa sul territorio.
3. Uso deliberato
L’uso di batteri o virus per condurre azioni offensive nei confronti del nemico esiste da ben prima che si scoprisse l’esistenza degli organismi patogeni. L’azione aggressiva non è necessariamente rivolta contro le persone. Può essere attaccato il territorio, rendendolo inabitabile, o l’agricoltura, o le risorse idriche o gli allevamenti animali.
Tralasciando la contaminazione di pozzi e sorgenti, che riveste più un aspetto legato all’uso di veleni, sistema già citato anche nella Bibbia (Deuteronomio), sappiamo che nell’assedio finale di Caffa (1345-1347), l’attuale Feodosia in Crimea, furono scientemente usati corpi di defunti di peste per trasmettere la malattia all’interno della città assediata. Da lì la malattia, attraverso i marinai genovesi o, per meglio dire, attraverso le loro navi infestate da ratti e pulci, fu trasportata in Italia e poi nel resto di Europa.
Nel 1763, durante la cosiddetta “Guerra del Pontiac”, gli inglesi donarono alle tribù ritenute ostili coperte e altri indumenti provenienti da un luogo di degenza per malati di vaiolo, conseguenza di un focolaio epidemico segnalato negli anni 1763-1765 in Ohio[1]. Al di là della reale efficacia di tale “dono” nel diffondere la malattia tra i nativi americani[2], è di tutta evidenza la volontarietà dell’atto, inteso effettivamente quale azione diretta nei confronti di un nemico, anche se, almeno da come appare dalle lettere del Comandante in Capo, Generale Jeffrey Amherst[3], tale atto fu dovuto a una volontà di sterminio più che all’applicazione di una metodologia per vincere una guerra.
L’uso di abiti e coperte per diffondere il vaiolo è stato probabilmente ripetuto dalle truppe inglesi nel Nuovo Galles del Sud (Australia) nel 1789, sempre nei confronti della popolazione nativa[4].
Lo sviluppo della ricerca su virus e batteri, sviluppatosi dalla fine del diciannovesimo secolo, e la contezza del potenziale uso in guerra contro le truppe schierate ma anche contro la popolazione civile, del resto verificatosi in sporadici e inconsistenti casi (antrace parrebbe) probabilmente già durante la prima guerra mondiale da parte della Germania, portò all’inserimento nel protocollo di Ginevra (1925) della proibizione dell’uso di armi biologiche.
Pur vigente l’accordo di Ginevra, nel 1936 il Giappone autorizzò l’attività dell’Unità 731, ufficialmente nota come “Dipartimento per la prevenzione e la purificazione dell’acqua dell’Esercito di Kwantung”. Questa unità dell’esercito giapponese imperiale, con base a Pingfan, in Manciuria, comandato dal generale Shirō Ishii, fece ricerche e condusse esperimenti su esseri umani, compresi prigionieri civili e di guerra. Le armi biologiche furono impiegate dall’esercito imperiale in modo indiscriminato e senza alcuno scrupolo, avvalendosi essenzialmente di Yersinia Pestis e Antrace, con risultati atroci ma di poca efficacia bellica, attesi i mezzi non sofisticati e la scarsa tecnologia a loro disposizione. Quale esempio del basso livello di tecnologia disponibile, vale l’evento di Ningbo, città portuale nella provincia di Zheijang, sul mar Cinese, sulla quale nel 1940 l’aeronautica militare giapponese lanciò contenitori di ceramica pieni di pulci contagiate, con l’intenzione di diffondere la peste bubbonica. In totale, si calcola che almeno 580.000[5] persone siano morte in seguito alle azioni dell’Unità 731.
Dai documenti dell’esercito imperiale rinvenuti dopo la fine della guerra, l’ultima azione organizzata fu l’operazione “Fiori di Ciliegio Notturni”, un piano che prevedeva di riempire aerei kamikaze con pulci vettori del batterio della peste da lanciare su San Diego, sulla costa del Pacifico, in California. L’attacco fu fissato per il 22 settembre 1945 e mai attuato, attesa la resa del Giappone il 2 settembre 1945[6].
Con l’inizio della seconda guerra mondiale, anche il Regno Unito istituì un programma per la guerra biologica. Guidato dal microbiologo Paul Fildes e sostenuto da Winston Churchill, il programma, tecnologicamente ben strutturato, permise la produzione di armi efficaci, armate con tossine dell’Antrace, della Tularemia, della Brucellosi e del Botulino. Gli esperimenti condotti sull’isola di Gruinard Islandin, in Scozia, dal 1942 in poi, ne hanno provocato la contaminazione con l’antrace. Solo nel 1990 l’isola è stata dichiarata decontaminata. A quanto risulta, il Regno Unito non ha mai usato le armi create in azioni di guerra di alcun tipo. Trattandosi della parte vincitrice, la certezza su tale dato potrebbe non essere adamantina.
Nel 1942, dopo l’entrata in guerra degli Stati Uniti, tutte le risorse alleate furono riunite in un programma di ricerca impiantato a Fort Detrick, nel Maryland, sotto la direzione di George W. Merck (1894-1957) con Frank Olson (1910–1953)[7]. I progetti sviluppati durante quel periodo, realizzati e testati, si trasformarono in armi prodotte industrialmente con una produzione di massa di spore di antrace, brucellosi e tossine del botulismo. Anche per gli USA non c’è documentazione sull’eventuale uso in guerra di dette armi e anche qui, trattandosi della parte vincitrice, la certezza continua a non essere adamantina.
Per quanto attiene al nazismo, si sa poco delle attività della ricerca tedesca durante la seconda guerra mondiale. Parrebbe che la naturale repulsione di Hitler per il “sudiciume” e le malattie non ne abbia permesso lo sviluppo concreto. Sappiamo da alcune lettere, comunque, che furono effettuate ricerche a Dachau, per l’uso delle zanzare per la diffusione della malaria (guerra entomologica)[8]. La via della diffusione tramite i naturali vettori sembra accumunare Germania e Giappone.
4. Altri eventi rilevanti
Dopo la seconda guerra mondiale, così come durante la guerra fredda e oltre, sono state effettuate molte altre attività, ricerche e sperimentazioni in ambito biologico-militare. Si sono verificati, anche, incidenti rilevanti che talvolta hanno comportato perdite e danni con conseguenze gravi, mentre i tentativi di rilascio voluto, almeno dalle evidenze storiche, non si sono mostrati altrettanto efficaci nel produrre effetti diffusi o anche solo dannosi.
In un articolo del Washington Post del 2001, si descrive l’incidente di Sverdlovsk del 1979, nella ex URSS, dove 66 persone morirono dopo aver contratto il carbonchio, in seguito alla dispersione nell’ambiente di spore fuoriuscite da un laboratorio di ricerca militare delle vicinanze. Gli effetti del rilascio, sembra di un solo grammo di spore, hanno avuto effetto fino a 50 km dal punto origine, almeno così ha ricostruito una ricerca condotta nel 1992 da Matthew Meselson, biologo dell’Università di Harvard[9]. L’evento ha dimostrato il successo del sistema dei bio-laboratori militari dell’ex Unione Sovietica di trasformare le spore di antrace in un’arma efficace.
Anche la setta giapponese “Aum Shinriko”, autrice dell’attentato con Sarin alla metropolitana di Tokyo il 20 marzo 1995, usò l’antrace in quattro falliti rilasci tra il 1990 e il 1993. Il fallimento fu provocato dall’assenza di sufficiente tecnologia e tecnicismi per trasformare le spore in un’arma nonché dall’inadeguatezza del sistema di rilascio.
Ancora nei territori dell’ex URSS, in Kazakhstan, nel 1971, vicino al lago Aral, dopo un test sul campo di un’arma biologica con Variola Maior, si attivò un focolaio di vaiolo. L´incidente avvenne nei pressi di Aralsk, un porto del mare d´Aral, tra gli attuali Kazakhstan e Uzbekistan. La Lev Berg, una nave che stava facendo ricerche ambientali, si avvicinò troppo alla base militare Aralsk-7, sull´isola di Vozrozhdeniya, dove si stavano effettuando i test di dispersione del virus del vaiolo. Un membro dell´equipaggio rimase contaminato e, nei giorni successivi, portò il virus in diverse città della regione, contagiando altre persone. Complessivamente circa 50.000 abitanti vennero vaccinati, e centinaia furono messi in quarantena.[10]
L’isola sul lago Aral è ancora oggi fonte di preoccupazione. In origine isolata da terra, come ogni isola che si rispetti, il prosciugamento del lago l’ha congiunta alla terra rendendo facile l’accesso a un’area la cui salubrità non è certa.
Nel 2001, dopo l’attacco alle Torri Gemelle di New York (11 settembre 2001), lettere contenenti spore di antrace furono inviate a siti istituzionali negli USA, uccidendo 5 persone e infettandone 17 a vari livelli di gravità. Le ricerche di laboratorio e le indagini dei servizi Segreti portarono all’incriminazione e alla condanna di un ricercatore di Fort Dietrick.[11] Anche in Italia ci sono stati negli anni seguenti numerosi casi di intervento di Vigili del Fuoco e Forze dell’Ordine per “polverine bianche” fuoriuscite da buste o pacchetti inviati a istituzioni o personalità. Tutti falsi rilasci, con gran spreco di gesso, calce, farina e zucchero.
Oltre agli incidenti provocati da agenti patogeni destinati a un uso militare, numerosi sono gli eventi verificatisi in laboratori di ricerca, con perdite umane ma pochi effetti, o nessuno, esternamente al laboratorio stesso:
1932 – Virus B – USA
Dopo essere stato morso da una scimmia durante una ricerca muore William Brebner. L’agente virale colpevole è stato successivamente individuato ed è stato chiamato virus B in memoria di Brebner.
1966 – Variola Maior – UK
Nel Regno Unito si sviluppa una lieve, per fortuna, epidemia di vaiolo iniziata con Tony McLennan, un fotografo della Medical School di Birmingham che ospitava un laboratorio per lo studio del vaiolo.
1967 – Marburg – GE
In un laboratorio della città di Marburg, nella Germania Occidentale, alcuni addetti alla manutenzione e pulizia delle gabbie di scimmie importate dal lago Vittoria si contagiano con un nuovo virus emorragico prima sconosciuto. Il virus prenderà il nome dalla città tedesca. Un totale di 32 persone (operai di laboratorio e loro contatti) si sono ammalate.[12]
1978 – Variola Maior – UK
Di nuovo una contenuta epidemia di vaiolo nel Regno Unito a causa dell’esposizione accidentale a un ceppo del virus coltivato in un laboratorio di ricerca della University of Birmingham Medical School . che portò alla malattia e alla morte di Janet Parker, l’ultima persona in Europa morta a causa della malattia.
2002 – Antrace – USA
Fuga di spore di antrace dal contenimento di Fort Dietrick.
2003 – Corona Virus – SINGAPORE
Uno studente, ricercatore presso il Singapore General Hospital, è stato infettato dalla SARS in seguito a una carenza di sicurezza per ristrutturazioni dei laboratori.
2003 – Corona Virus – TAIWAN
Analogo incidente a quello di Singapore. Sempre la SARS ha colpito un ricercatore in un laboratorio BL-4. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, indagando, ha dichiarato che la causa è stata una grave carenza nelle procedure operative del laboratorio.
2009 – Yersinia Pestis – USA
Un Professore Associato di Genetica Molecolare presso l’Università di Chicago muore dopo aver contratto la Peste in seguito a un incidente mentre maneggiava un ceppo attenuato di Yersinia.[13]
2019 – Brucella – CINA
Un incidente nell’ Istituto di ricerca veterinaria di Lanzhou ha causato brucellosi in 65 lavoratori e possibili ulteriori 6.620 casi nella regione nel tempo
Quelli elencati sono gli eventi conosciuti più rilevanti, ma ce ne sono stati altri, molti, per punture da ago, distrazioni nella gestione di campioni, cattiva manutenzione, violazione dei protocolli di sicurezza.
Le armi biologiche sono state infine dichiarate illegali dalla “Convenzione sulla proibizione dello sviluppo, produzione e immagazzinamento delle armi batteriologiche (biologiche) e sulle armi tossiche e sulla loro distruzione” (BWC). LaConvenzione, aperta alle firme il 10 aprile 1972, è entrata in vigore il 26 marzo 1975, ratificata subito da 22 Paesi. Partecipano ora alla Convenzione 183 Stati ratificanti e 4 solo firmatari.
La Convenzione, pur nella sua valenza umanitaria, redatta essenzialmente per proibire l’uso di armi biologiche, come del resto un’analoga Convenzione proibisce l’uso di armi chimiche, ha intrinseche debolezze di applicazione concreta. L’articolo 1 della Convenzione, infatti, recita:
«Ogni Stato parte della presente Convenzione si impegna in nessun caso a sviluppare, produrre, stoccare o altrimenti acquisire o mantenere in vigore:
- Agenti microbiologici o biologici, tossine, qualunque sia la loro origine o metodo di produzione, dei tipi e nelle quantità che non hanno alcuna giustificazione per profilassi, protezione o altri scopi pacifici;
- Armi, equipaggiamenti o vettori destinati all’uso di tali agenti o tossine a fini ostili o in conflitti armati»
E’ difficile che lo studio di virus, batteri e quanto altro affine non abbia riscontri nella medicina o nella profilassi di malattie epidemiche. Molti Paesi continuano lo studio e l’immagazzinamento di quanto potrebbe, comunque, essere in futuro necessario per la produzione industriale di armi biologiche. A ciò si aggiungano le difficoltà per attuare verifiche e controlli, non essendo obbligatorio il consentire accessi da parte di ispettori delle Nazioni Unite a siti militari o complessi governativi tutelati dal segreto.
L’arsenale di armi biologiche che la Russia ha ereditato dall’URSS nel 1991 costituisce ancora oggi una questione irrisolta, in termini di una illecita capacità strategica primaria che dovrebbe essere opportunamente eliminata, in conformità, appunto, con la Convenzione sulle armi biologiche a cui la Russia si è impegnata.
Basata su un ampio spettro di agenti patogeni stabilizzati e tossine di livello militare con, in più, i loro sistemi di rilascio, quella capacità è stata creata dall’ex URSS come una componente potente, altamente sofisticata e della massima importanza all’interno del paradigma militare sovietico, da inserire, almeno secondo logica, nella dottrina “M.A.D.” “Mutual Assured Destruction”. Tale dottrina, legata tradizionalmente all’uso strategico degli ordigni nucleari, ha governato per decenni l’intera guerra fredda e ancora oggi costituisce il punto fermo delle strategie nucleari mondiali.[14]
Le promesse di Yeltsin di smantellare il sistema dei “Bio Preparat” non appare mantenuta né Putin sembra il giusto leader per tale operazione. Negli anni 2000, in ambito accademico, in Russia, è stato proposto al Presidente Putin un nuovo progetto “Bio”, definito lo “Scudo Biologico Russo”[15]. Ancora nel 2021, gli Stati Uniti affermano che “..la Federazione Russa mantiene un programma offensivo biologico anche in violazione dei suoi obblighi nei riguardi degli articoli I e II della Convenzione. La questione del rispetto della BWC da parte della Russia è oggetto di preoccupazione da molti anni”[16].
5. L’ATTACCO
Un insieme di indizi epidemiologici possono far sospettare un avvenuto attacco biologico.
- Singolo caso di una malattia causata da un agente non comune, con mancanza di una spiegazione epidemiologica.
- Varietà insolita, rara, di cui è evidente la modificazione genetica
- Elevati tassi di morbilità e mortalità nei pazienti, con gli stessi sintomi o simili.
- Sviluppo insolito di una malattia nota.
- Insolita distribuzione geografica o stagionale.
- Malattia endemica stabile, ma con un aumento inspiegabile dei casi.
- Trasmissione rara di un agente patogeno (aerosol, cibo, acqua).
- Nessuna malattia presente in persone non esposte a sistemi di ventilazione (aria condizionata) comuni mentre nelle immediate vicinanze si osserva una malattia in persone servite da un sistema di ventilazione comune.
- Malattie diverse e inspiegabili che coesistono nello stesso paziente.
- Malattia rara che colpisce una popolazione ampia.
- La malattia è insolita per una determinata popolazione o fascia d’età in cui è presente.
- Morti o malattie insolite nelle popolazioni animali, precedenti o associate alla malattia sviluppatasi nell’uomo.
- Molte persone cercano assistenza contemporaneamente dal sistema sanitario.
- Analoghe caratteristiche genetiche/morfologiche in soggetti affetti.
- Simultaneità di malattie simili in aree geograficamente non contigue, anche all’estero.
- Un’abbondanza di case di malattie e morti inspiegabili
Un’abbondanza di casi di malattie e morti inspiegabili.
La pandemia da COVID 19 ha dimostrato le teorie in concreto. Crollo dell’economia nel suo complesso, sovraccarico del sistema sanitario, perdita di fiducia nelle Autorità, potenziale perdita di efficacia nelle capacità operative dei Corpi armati dello Stato (le malattie contagiose si diffondono più rapidamente dove la presenza umana è costante, continua a stretto contatto, come nelle caserme o nei comandi), drastica riduzione delle capacità logistiche civili. Questi effetti sono motivazioni strategicamente sufficienti per l’uso di un aggressivo biologico anche di medio-basso impatto quale il COVID è.
Immaginiamo due diversi agenti patogeni ingegnerizzati in un laboratorio militare, correttamente weaponizzati e con dispositivi di rilascio atti allo scopo, poi forniti a un gruppo terroristico etero diretto o direttamente utilizzato da personale militare esperto. Relativamente al patogeno scelto, le condizioni meteo e, più in generale, le caratteristiche del luogo del rilascio condizionano in modo deciso l’effetto e le conseguenze, al di là della corretta weaponizzazione dell’agente, che sia un virus, un batterio o una tossina.
I due patogeni, le spore di Antrace e il virus Variola Maior, di seguito utilizzati quali esempi, sono probabilmente i più pericolosi per un attacco sul territorio e la popolazione, anche perché abbondantemente studiati nel mondo militare proprio per queste logiche di uso.
ANTRACE
L’antrace da inalazione produce la forma più grave della conseguente malattia, contratta in natura, per l’uomo, usualmente quasi sempre durante la lavorazione di prodotti di origine animale contaminati, come il pellame.
Le spore possono permanere nei polmoni per settimane per poi germinare. I batteri che ne derivano si moltiplicano, diffondendosi ai linfonodi del torace. I batteri producono tossine che determinano il rigonfiamento dei linfonodi, che si rompono e sanguinano, diffondendo l’infezione. Il liquido infetto si accumula nella cavità tra i polmoni e la parete toracica.
I sintomi si sviluppano da 1 giorno a 6 settimane dopo l’esposizione. Inizialmente, sono simili ai sintomi dell’influenza, con leggero dolore muscolare, febbricola, fastidio al torace e tosse secca. Dopo alcuni giorni, la respirazione peggiora e i soggetti colpiti lamentano dolore toracico e febbre alta con sudorazione abbondante. La pressione arteriosa si abbassa rapidamente e sopravviene il coma. Si può sviluppare un successivo antrace gastrointestinale o un’infezione del cervello e dei tessuti che rivestono il cervello e il midollo spinale.[17]
Molti soggetti muoiono 24-36 ore dopo l’inizio dei sintomi gravi, anche se trattati precocemente. Senza trattamento, anche il 100% dei soggetti affetti da antrace da inalazione può morire. Per la diffusione del 2001 negli Stati Uniti, si è verificato il decesso del 45% delle persone trattate per antrace da inalazione.[18]
La simulazione che segue è basata su uno studio del 2007 di un Gruppo di Lavoro del Civil Emergency Planning Committee (CEPC) della NATO, integrato e rivisto sulla base delle esercitazioni di Difesa Civile che il Ministero dell’Interno italiano ha organizzato e diretto a iniziare dal 2003. Lo studio ha utilizzato una combinazione di scenari realmente prodottisi in passato, esperienze storiche e modelli di calcolo, tutte informazioni liberamente reperibili in letteratura.[19]
Il limite delle previsioni per lo scenario Antrace è legato alla cruciale rilevanza non solo del quantitativo di sostanza, ma anche delle condizioni climatiche e della casualità degli accumuli sul territorio. Con differenti condizioni, a parità di rilascio, il numero dei colpiti potrebbe variare considerevolmente. Non cambierebbero, invece, le conseguenze sulle infrastrutture e sull’andamento della vita della comunità colpita.
Rilascio di antrace su una città ( 2 milioni di abitanti) da un piccolo aereo (50 kg di spore di antrace in aerosol). Attacco non segnalato, non rilevato se non dopo alcuni giorni. La nuvola di spore mantiene la sua densità per alcune ore dopo il rilascio.
Città non capitale, con densità abitativa media, senza bersagli strategici militari, con controllo di sicurezza del traffico aereo privato.
X+0 – Area urbana da un milione a due milioni di abitanti
Calma di vento in una notte serena. Quota di rilascio ottimale. La nube si diffonde su 300 kmq di territorio urbano. 1000000 persone interessate, 500.000 esposte, infette sintomatiche:
RILASCIO EFFICACE
Leggera brezza in una mattina di sole senza nubi. Quota di rilascio errata. La nube si diffonde su soli 30 kmq di territorio urbano. 5000 persone esposte, 3000 sintomatiche, 2500 morti se non curati, 1250 se curati:
RILASCIO NON EFFICACE
X+2 – X+3
I primi sintomi di Antrace per inalazione cominciano ad apparire (mal di gola, febbre lieve, affaticamento e dolori muscolari). Non viene richiesta assistenza medica ritenendo che i sintomi non siano rilevanti in quanto simili a quelli del raffreddore o di una lieve influenza.
X+4
Il numero dei casi aumenta. L’aumento non è sufficientemente cospicuo da essere notato, soprattutto in assenza di una coordinata raccolta di dati epidemiologici dalla medicina territoriale. I sintomi non sono così severi da costituire allarme (mal di gola, febbre lieve, affaticamento e dolori muscolari, fastidio al petto, tosse)
X+5
I sintomi peggiorano (mancanza di respiro, nausea, tosse produttiva con muco sanguigno). Un primo afflusso non usuale di persone presso i pronto soccorso e presso i medici di famiglia. Qualche sospetto di antrace comincia ad affacciarsi anche per alcune radiografie effettuate ai pazienti. Che si tratti di un rilascio voluto è ancora non certificabile e restano ignoti l’eventuale sistema di rilascio e l’area eventualmente colpita. La stampa inizia a occuparsi del problema. Opinione pubblica ancora tranquilla.
X+5 X+6
Primi casi fatali. Richieste colture microbiologiche da materiali biologici per la ricerca di eventuali patogeni o per la conferma di antrace.
Articolate notizie estremamente allarmistiche, prive di riscontri ufficiali, iniziano a girare e a essere diffuse sui social network, sui giornali e nelle trasmissioni televisive, anche le più note e professionali.
X+7
RILASCIO EFFICACE
I casi aumentano, anche quelli fatali. I risultati di laboratorio confermano che l’antrace è la causa della sintomatologia in corso.
La città è bloccata. Alcuni servizi iniziano a mostrare un incremento di inefficienza per l’assenza del personale addetto.
Le terapie antibiotiche vengono assegnate a chiunque presenti sintomi influenzali.
Le segnalazioni giungono da un ampio territorio per cui si ritiene sia stato effettuato un rilascio deliberato e non si tratti di un fenomeno naturale.
RILASCIO NON EFFICACE
I casi aumentano, anche quelli fatali. I risultati di laboratorio confermano che l’antrace è la causa della sintomatologia in corso.
Le terapie antibiotiche vengono assegnate a tutti i sintomatici presenti nell’area da dove giungono le segnalazioni.
Il territorio di riferimento è ristretto per cui si disquisisce sulle cause.
Notizie estremamente allarmistiche, prive di riscontri ufficiali, iniziano a girare e a essere diffuse nella rete.
X+8
Aumenta il numero dei malati. Oltre agli usuali casi dell’ordinarietà lavorativa, gli ospedali sperimentano sovraffollamento ingestibile nei pronto soccorso per patologie reali, sintomi psicosomatici e panico da stress,. Questi effetti aumentano esponenzialmente in città più popolose.
La popolazione chiede alle farmacie antibiotici. In alcune farmacie azioni violente nei confronti del personale per aver rifiutato di dare antibiotici senza ricetta medica.
Le Autorità sanitarie, Esperti Militari e Civili, la comunità dell’Intelligence hanno identificato un probabile momento e meccanica del rilascio e l’area colpita.
Si disquisisce sull’evacuazione delle persone dall’area colpita. Segnalazioni di alcuni casi anche da nuove aree cittadine. Alcuni esperti sollevano il problema della risospensione delle spore per il traffico veicolare o del trasporto a distanza su abiti, veicoli, animali.
L’ossessiva copertura mediatica e le notizie artatamente false che si diffondono in rete aumentano lo stato d’ansia della popolazione. Molti evacuano spontaneamente la città o l’area ritenuta colpita.
X+9
RILASCIO EFFICACE
Aumenta il numero dei malati e dei morti. Ospedali al collasso.
Divieto di circolazione a mezzi privati e pubblici nell’intera area urbana. Divieto di circolazione alla popolazione senza giustificato motivo.
Concluse le valutazioni sull’evento. Stabiliti 500.000 possibili colpiti.
Decisa una terapia antibiotica preventiva a tutta la popolazione dell’area.
RILASCIO NON EFFICACE
Aumenta il numero dei malati e dei morti.
Divieto di circolazione a mezzi privati e pubblici nell’intera area colpita. Divieto di circolazione alla popolazione senza giustificato motivo nella stessa area.
Ospedali presenti nella zona colpita sono chiusi per precauzione.
Concluse le valutazioni sull’evento. Stabiliti 5000 possibili colpiti.
Decisa una terapia antibiotica preventiva a tutta la popolazione dell’area.
X+10 /// X+40
Gli ultimi casi si presentano approssimativamente dopo 40 giorni dal rilascio.
Si inizia a pensare a come decontaminare le aree colpite. Vi è contezza della durata possibile delle operazioni di bonifica e certificazione di riuso per più di un anno.
X+40 /// X+?
L’economia cittadina è in pezzi. Molti uffici e attività finanziarie sono stati spostati in altre città.
Scuole ancora chiuse.
Ospedali con accesso controllato. Pronto soccorso aperti solo ai casi più gravi e urgenti.
Scuole dell’area ancora chiuse. Ospedali con accesso controllato e pronto soccorso solo per i casi più gravi e urgenti.
Le conseguenze sul territorio e sulle Forze di intervento, nel caso di una malattia che non si diffonde per contagio, sono limitati all’immediatezza degli interventi di soccorso e al sostegno della popolazione. L’estensione territoriale e il notevole numero di potenziali colpiti nel caso di un rilascio efficiente, producono seri problemi per i tempi lunghi necessari per una riorganizzazione di Forze non dotate di preventive predisposizioni e pianificazioni per la fattispecie in corso.
ANTRACE – Effetti sul territorio e sulle Forze di intervento
RILASCIO EFFICACE
Servizi del Soccorso Tecnico Urgente
Per le Forze dell’Ordine: Fenomeni di ansietà di massa con possibili disordini presso farmacie e ospedali; protezione di ospedali e farmacie; spontanea evacuazione di aree cittadine con potenziali conseguenze sul traffico. Protezione e controlli dentro e fuori i supermercati. Continue richieste di intervento per sospettati nuovi rilasci di antrace (polveri bianche o quanto altro); necessità di presidiare il territorio per possibili saccheggi; operare in aree contaminate con dispositivi di protezione individuale non all’altezza; controllo dei social per individuare campagne di disinformazione organizzate.
Per i Servizi Antincendi: interventi usuali anche in aree potenzialmente o certamente contaminate, operando in protezione. Numerose chiamate per falsi attacchi con polveri bianche o buste o quanto altro.
Per il Soccorso Sanitario: continue chiamate per veri o falsi allarmi. Personale operante con stressanti protezioni adeguate; Possibile assenteismo per paura all’esposizione può ridurre il personale operante; ambulanze costrette alla bonifica dopo ogni intervento in aree contaminate o per persone contaminate con conseguente aumento esponenziale dei tempi di intervento.
Servizi Sanitari
L’evento colpisce severamente la capacità di risposta del sistema. I ricoveri potrebbero durare alcuni mesi e la situazione ai Pronto Soccorso è aggravata dalla contaminazione possibile degli ambienti e dall’afflusso di persone non affette ma in stato di ansietà e agitazione con sintomi psicosomatici o pura paura, soprattutto per i bambini. Necessità di rapido approvvigionamento di appropriati antibiotici e sistemi di sostentamento vitale.
Necessaria sorveglianza epidemiologica e organizzazione della distribuzione di antibiotici alla popolazione. Controlli per fenomeni di accaparramento e mercato clandestino di farmaci.
Gestione dell’informazione sanitaria e contrasto immediato e feroce delle false informazioni e della disinformazione
Gestione dello stato di stress e delle conseguenze postraumatiche della popolazione coinvolta e delle famiglie colpite.
I laboratori ospedalieri di base potrebbero non essere strutturati per analisi di campioni di livello 3. Necessaria individuazione laboratori con capacità 3 o superiore.
Organizzazione di Pronto Soccorso alternativi anche con uso di tende, container o quanto altro. Controllo accessi Pronto Soccorso e Ospedali.
Per le chiusure e il dirottamento di risorse problemi nella gestione delle operazioni programmate, nella prevenzione dei tumori e delle malattie cardiovascolari.
Diffusione del contagio
Il contagio è possibile solo per inalazione delle spore, non c’è diffusione del contagio.
Decontaminazione
Necessaria la decontaminazione speditiva dei colpiti per evitare che spore possano essere trasportate in ambiente ospedaliero.
Trasporto in alto bio contenimento
Non necessario
Servizi mortuari
Il sistema sarebbe rapidamente travolto. Problemi nella gestione delle salme che costituiscono un rischio biologico.
Infrastrutture e Servizi
Nessuna conseguenza diretta sulle forniture di energia elettrica, gas e carburanti. Problemi per eventuali interventi di riparazione nelle aree colpite.
Nessuna conseguenza per la distribuzione dell’acqua potabile se non per sistemi di captazione da serbatoi aperti e privi di adeguati filtri e disinfezione. Per l’acqua la popolazione dovrà essere rassicurata sul suo uso.
Per i trasporti nelle aree colpite divieto di transito di mezzi pubblici e privati fino a riuso certificato delle aree. Inutile il controllo delle persone prima di accedere ai mezzi pubblici, si tratta di contaminazione non rilevabile per via strumentale speditiva.
Per i sistemi di comunicazione le linee telefoniche in voce, sia quelle fisse sia quelle via mobile, potrebbero essere fuori uso per sovraccarico. Eventuali comunicazioni alla popolazione dovrebbero essere veicolate su sistemi e piattaforme digitali.
Gestione e controllo delle notizie e dei media – Sulla rete inizieranno a circolare informazioni le più allarmistiche, la maggioranza delle quali prive di ogni fondamento o, anche, artatamente redatte per diffondere il panico.
Alimenti
Problemi per il rifornimento alimentare della popolazione colpita. Ressa nei supermercati con possibili casi di diffusione della contaminazione. Possibile carenza di personale nei supermercati. Possibile iniziale riduzione dell’afflusso di rifornimenti ai supermercati. Cibo da coltivazioni e allevamenti della zona non commestibile. Chiusura dei mercati all’aperto. Necessario organizzare rapidamente luoghi di distribuzione e garantire afflussi usuali ai punti vendita. Controlli agli accessi e dentro i supermercati.
Spazzatura
La raccolta dei rifiuti dovrà tener conto della presenza di spore di antrace sulla superficie stradale, nelle fognature, sui sacchi dell’immondizia e sui cassonetti. Necessità di considerare l’intera raccolta giornaliera quale rifiuto speciale. Dove possibile procedere alla distruzione per incenerimento.
Evacuazione/riparo al chiuso
L’evacuazione della popolazione dalle aree colpite, o l’assistenza agli evacuati spontanei, avrà tempi lunghi di organizzazione.
Si consideri la possibilità di adottare un primo dispositivo di riparo al chiuso per tutta la popolazione.
Possibile un movimento spontaneo di fuga della popolazione dalla città.
Per il riparo al chiuso sarà necessario organizzare i rifornimenti alimentari e l’assistenza agli inabili.
Tempi di recupero
Un iniziale recupero della situazione potrebbe prendere settimane. La decontaminazione, e la certificazione del completo riuso delle aree colpite, potrebbe durare anni. Potrebbe essere necessario convivere con le spore nelle aree meno esposte e, comunque, adottare comportamenti precauzionali per la popolazione che potrebbero durare molto a lungo.
RILASCIO NON EFFICACE
Servizi del Soccorso Tecnico Urgente
Per le Forze dell’Ordine: Fenomeni di ansietà di massa con possibili disordini presso farmacie e ospedali; protezione di ospedali e farmacie; spontanea evacuazione di aree cittadine con potenziali conseguenze sul traffico. Protezione e controlli dentro e fuori i supermercati. Continue richieste di intervento per sospettati nuovi rilasci di antrace (polveri bianche o quanto altro); necessità di presidiare il territorio per possibili saccheggi; operare in aree contaminate con dispositivi di protezione individuale non all’altezza; controllo dei social per individuare campagne di disinformazione organizzate.
Per i Servizi Antincendi: interventi usuali anche in aree potenzialmente o certamente contaminate, operando in protezione. Numerose chiamate per falsi attacchi con polveri bianche o buste o quanto altro.
Per il Soccorso Sanitario: continue chiamate per veri o falsi allarmi. Personale operante con stressanti protezioni adeguate; Possibile assenteismo per paura all’esposizione può ridurre il personale operante; ambulanze costrette alla bonifica dopo ogni intervento in aree contaminate o per persone contaminate con conseguente aumento esponenziale dei tempi di intervento.
Servizi Sanitari
Ricoveri contenuti negli ospedali ma più sostenuti dell’usuale nei Pronto Soccorso. Potenziale contaminazione degli ambienti ospedalieri. Necessità di rapido approvvigionamento di appropriati antibiotici e sistemi di sostentamento vitale.
Necessaria sorveglianza epidemiologica e organizzazione della distribuzione di antibiotici alla popolazione. Controlli per fenomeni di accaparramento e mercato clandestino di farmaci.
Gestione dell’informazione sanitaria e contrasto immediato e feroce delle false informazioni e della disinformazione
Gestione dello stato di stress e delle conseguenze postraumatiche della popolazione coinvolta e delle famiglie colpite.
I laboratori ospedalieri di base potrebbero non essere strutturati per analisi di campioni di livello 3. Necessaria individuazione laboratori con capacità 3 o superiore.
Organizzazione di Pronto Soccorso alternativi anche con uso di tende, container o quanto altro. Controllo accessi Pronto Soccorso e Ospedali.
Nessun particolare effetto sulle pianificazioni di intervento sanitario ospedaliero.
Diffusione del contagio
Il contagio è possibile solo per inalazione delle spore, non c’è diffusione del contagio.
Decontaminazione
Necessaria la decontaminazione speditiva dei colpiti per evitare che spore possano essere trasportate in ambiente ospedaliero.
Trasporto in alto bio contenimento
Non necessario
Servizi mortuari
Problemi nella gestione delle salme che costituiscono un rischio biologico.
Infrastrutture e Servizi
Nessuna conseguenza diretta sulle forniture di energia elettrica, gas e carburanti. Problemi per eventuali interventi di riparazione nelle aree colpite.
Nessuna conseguenza per la distribuzione dell’acqua potabile se non per sistemi di captazione da serbatoi aperti e privi di adeguati filtri e disinfezione. Per l’acqua la popolazione dovrà essere rassicurata sul suo uso.
Per i trasporti nelle aree colpite divieto di transito di mezzi pubblici e privati fino a riuso certificato delle aree. Inutile il controllo delle persone prima di accedere ai mezzi pubblici, si tratta di contaminazione non rilevabile per via strumentale speditiva.
Per i sistemi di comunicazione le linee telefoniche in voce, sia quelle fisse sia quelle via mobile, potrebbero essere fuori uso per sovraccarico. Eventuali comunicazioni alla popolazione dovrebbero essere veicolate su sistemi e piattaforme digitali.
Gestione e controllo delle notizie e dei media – Sulla rete inizieranno a circolare informazioni le più allarmistiche, la maggioranza delle quali prive di ogni fondamento o, anche, artatamente redatte per diffondere il panico.
Alimenti
Iniziale corsa ai rifornimenti alimentari che si esaurirà in poche ore. Controlli nei mercati all’aperto. Chiusura di mercati all’aperto nell’area colpita.
Spazzatura
La raccolta dei rifiuti dovrà tener conto della presenza di spore di antrace sulla superficie stradale, nelle fognature, sui sacchi dell’immondizia e sui cassonetti. Necessità di considerare l’intera raccolta giornaliera quale rifiuto speciale. Dove possibile procedere alla distruzione per incenerimento.
Evacuazione/riparo al chiuso
Favorire l’evacuazione spontanea indicando luoghi di raccolta e controllo. Comunque i tempi per un’evacuazione forzata comporteranno giorni per l’organizzazione. Si consideri la possibilità di adottare un dispositivo di riparo al chiuso per tutta la popolazione. Per il riparo al chiuso sarà necessario organizzare i rifornimenti alimentari e l’assistenza agli inabili.
Tempi di recupero
Un iniziale recupero della situazione potrebbe prendere settimane. La decontaminazione, e la certificazione del completo riuso delle aree colpite, potrebbe durare anni. Potrebbe essere necessario convivere con le spore nelle aree meno esposte e, comunque, adottare comportamenti precauzionali per la popolazione che potrebbero durare molto a lungo.
VAIOLO (Variola Maior)[20]
Il vaiolo è una malattia epidemica di origine virale che nel 30% dei colpiti risulta fatale. L’ultimo caso conosciuto di vaiolo umano nel mondo è stato diagnosticato nel 1977 in Somalia. L’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato ufficialmente eradicata questa malattia nel 1980. Gli esseri umani sono gli unici ospiti del virus del vaiolo che non si trasmette per mezzo di animali o insetti.
Poiché il vaiolo è causato da un virus, il trattamento con antibiotici non è efficace. Non esiste un trattamento specifico e l’unico modo di prevenirlo è la vaccinazione. In seguito alla eradicazione della malattia, la vaccinazione obbligatoria è stata sospesa a partire dagli anni ’70 e ’80 in tutti i Paesi. In Italia, la vaccinazione è stata sospesa nel 1977 e definitivamente abrogata nel 1981. Di conseguenza, a oggi, la popolazione è esposta a un eventuale uso del patogeno quale arma o a un suo ritorno in forma naturale.
Allo stato attuale, non esiste motivo affinché la vaccinazione antivaiolosa venga reintrodotta. In ogni caso, le riserve di vaccino antivaioloso sono disponibili tramite l’Organizzazione mondiale della sanità per l’uso immediato, sotto la direzione delle autorità sanitarie nazionali e internazionali.
Riserve del virus, per motivi di studio, sono mantenute “ufficialmente” solo in due laboratori in condizioni di stretta sicurezza: uno negli Stati Uniti e uno in Russia. Non si può però escludere che esistano altri depositi di virus, in violazione a quanto prescritto dall’Organizzazione mondiale della sanità. Soprattutto dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001, negli Stati Uniti e in altri Paesi del mondo è tornata la paura di una possibile epidemia di vaiolo generata da un deliberato rilascio di virus nell’ambiente. A tal proposito, nel 2002, negli USA, l’amministrazione Bush realizzò un programma speciale di vaccinazione di personale medico e di militari per un totale di oltre 350.000 persone.
Il virus del vaiolo è stato a contatto con le popolazioni umane per migliaia di anni, ma in natura non esiste più. Le epidemie di vaiolo hanno sempre generato terrore tra le popolazioni, non solo per l’elevata mortalità ma anche perché i sopravvissuti rimanevano sfigurati a vita, ricoperti di cicatrici. Il contagio avveniva per contatto diretto tra le persone oppure tramite i liquidi corporali infetti o gli oggetti personali contaminati come abiti o lenzuola. Un comune veicolo di contagio erano la saliva o le escrezioni nasofaringee delle persone malate che mettevano a rischio chiunque fosse vicino.
Il periodo di incubazione della malattia, durante il quale non si manifestano sintomi, dura da 7 a 17 giorni. In questo periodo raramente avviene contagio, che invece comincia alla comparsa dei primi sintomi (febbre, malessere, emicrania, dolori muscolari e talvolta vomito). Questa fase può durare da 2 a 4 giorni ed è caratterizzata da alte temperature. Successivamente compare una eruzione cutanea molto caratteristica, consistente in piccole macchie rosse, ed è questo il periodo in cui i malati sono più contagiosi. La comparsa delle macchie può durare circa 4 giorni e comincia dalla lingua e dalla bocca. Quando le macchie della bocca si infettano diventando vere e proprie ulcere, nuove eruzioni cutanee interessano tutta la pelle, a partire dalla faccia fino alle braccia, le gambe e poi le mani e i piedi. Solitamente l’intero corpo viene ricoperto di macchie nel giro di 24 ore. Quando compare l’eruzione cutanea le febbre scende e la persona comincia a sentirsi meglio. Nel giro di 3 giorni, però, le macchie si trasformano in vescicole purulente. Contemporaneamente la temperatura sale di nuovo e rimane alta finché le pustole non cicatrizzano, diventando crosticine che cominciano a squamarsi e si staccano.
Nel giro di 3 o 4 settimane dalla comparsa dei sintomi, la maggior parte delle pustole si è seccata e comincia a staccarsi dalla pelle, lasciando su di essa una cicatrice profonda, nota come butteratura. La fase di contagio cessa con la caduta di tutte le crosticine.
Il vaccino antivaioloso è tuttora composto da un virus simile a quello del vaiolo, il virus Vaccinia di origine bovina. Il vaccino contiene il virus vivo e per questo la vaccinazione deve essere effettuata con molta cautela per evitare una diffusione del virus a zone del corpo lontane dal punto di inoculazione. La vaccinazione antivaiolosa garantisce una elevata immunità contro il vaiolo per 3-5 anni, dopodiché il livello di protezione decresce. Se una persona è nuovamente vaccinata, l’immunità dura più a lungo. Storicamente, il vaccino si è provato efficace nel prevenire l’infezione da vaiolo nel 95% delle persone vaccinate. Si è dimostrato efficiente anche a contatto già avvenuto, purché somministrato entro pochi giorni dall’esposizione al virus.
La vaccinazione viene effettuata con un ago particolare, che inocula sotto la pelle diverse dosi di virus, causando una piccola escoriazione. Se la vaccinazione ha successo nel giro di 3 o 4 giorni si forma una piccola ferita rossa e irritata che diventerà una vescica, si riempirà di pus, e comincerà a seccarsi. Nella terza settimana dopo la vaccinazione, la crosta si secca e cade, lasciando una caratteristica cicatrice.
Il Variola Maior utilizzato quale arma, almeno in letteratura, è associato a una sua ingegnerizzazione con un virus influenzale, in modo da rendere possibile la sua diffusione aerea da uomo a uomo. Lo studio che segue, invece, più semplicemente, considera il rilascio di Variola Maior in aerosol, durante una manifestazione sportiva con 20.000 spettatori in uno stadio coperto nei mesi invernali, in una città da uno a cinque milioni di abitanti. L’attacco non è segnalato e non è rilevato. Il rilascio provoca l’infezione primaria di 300 persone.
Il periodo di incubazione per il Vaiolo è usualmente di 2-17 giorni, ma ha rilievo il carico virale inalato. Probabilmente, nel caso trattato, i primi malati saranno segnalati dopo 48/72 ore. Comunque, nello studio, si mantengono i periodi di incubazione noti in letteratura.
Il calcolo dei colpiti presuppone che ogni caso di prima generazione provochi da 3 a 5 casi di seconda generazione. Dalla terza generazione in poi, dando per effettuati interventi efficaci da parte dell’Organizzazione Statale, si dà per presupposto che ogni infetto contagi 0,1 persona in più[21].
Ulteriore presupposto è che dalla quinta generazione di colpiti in poi, a causa di isolamento, vaccinazioni, tracciamento dei contatti, inizio della stagione calda, l’epidemia finisca.
Considerato il rilascio in una realtà ben supportata dal proprio Sistema Sanitario, il rateo dei morti tra gli infetti è considerato essere solo il 20% (30% in letteratura).
La sequenza degli eventi parte dal presupposto di un processo decisionale sufficientemente efficace ed efficiente anche per quanto attiene allo scambio di informazioni nell’ambito del Sistema Sanitario. Va da sé che, nella realtà, ritardi, incomprensioni e quanto altro, in assenza di una esaustiva pianificazione antipandemica, sono attesi se non inevitabili. Anche la stessa pianificazione non è sufficiente se non accompagnata o preceduta da coordinate predisposizioni, sia logistiche sia normative, e dalla preparazione della catena di comando. E’ rilevante sottolineare che il Piano Pandemico redatto nel 2006 dal Ministero della Salute italiano, prodotto per affrontare una temuta pandemia influenzale (A/H5N1), poi non verificatasi, pur prevedendo una serie di predisposizioni utili per qualunque pandemia, non è mai stato implementato a causa della debolezza del quadro normativo che ne avrebbe consentito l’applicazione efficace.
Più avanti saranno indicate quelle che si ritengono essere le possibili predisposizioni generali del Sistema Sanitario per affrontare ogni e qualunque pandemia, anche provocata, riducendone, per quanto possibile, le conseguenze sul sistema sociale ed economico.
VARIOLA MAIOR – Conseguenze possibili e/o probabili – VARIOLA MAIOR
Tempo in giorni – Descrizione eventi
Giorno X
Rilascio nei mesi invernali mediante aerosol in uno stadio al chiuso con 20000 spettatori
X+4 /// X+11
Un caratteristico sfogo (rush cutaneo) inizia ad apparire uno o due giorni dopo la fine del periodo di incubazione. All’interno dello stadio il virus rimane attivo per un massimo di due giorni. Molte delle persone contagiate nei giorni indicati lasciano la città per lavoro o altri motivi, muovendosi nel territorio nazionale ma anche all’estero
X+12
I primi sintomi iniziano ad apparire in 12 pazienti che si rivolgono ai Servizi Sanitari. Lamentano febbre oltre i 38 gradi, mal di testa intenso, dolori alla schiena e affaticamento.
Considerato il periodo dell’anno nessuno fa caso a una anormale presenza di questi sintomi.
Dei 12 pazienti 8 sono nella città dove è stato effettuato il rilascio (Roma), 2 in una città vicina (Napoli), 1 in una città all’estero (Monaco di Baviera).
Uno degli 8 pazienti di Roma ha viaggiato recentemente in Africa equatoriale per cui il medico cui si è rivolto, anche a causa dell’intensità dei sintomi, sospetta possa trattarsi di malaria per cui prescrive analisi cliniche apposite e ne dispone il ricovero in ospedale (Spallanzani).
I pazienti sono rimandati a casa con una diagnosi di sindrome influenzale da curare con riposo, aspirina e ibuprofene.
X+13
Ulteriori 24 persone si rivolgono al Sistema Sanitario con sintomi parainfluenzali intensi
20 dei nuovi pazienti sono di Roma, 2 di Napoli, 2 di Londra
casi non vengono tra loro collegati, sono ritenuti un’influenza stagionale severa.
X+14
Uno dei primi 8 pazienti di Roma torna dal proprio medico curante dopo aver notato uno sfogo cutaneo. Lo sfogo sulle braccia e il viso è diagnosticato quale Varicella in soggetto adulto. Il paziente viene ricoverato in ospedale in isolamento (S.Andrea)
Analoga situazione per altri 2 pazienti visitati a X+12 ricevono diagnosi di Varicella e sono ricoverati a Monaco di Baviera e Napoli in isolamento.
I malati sono contagiosi da quando appare lo sfogo fino a quando lo sfogo inizia a formare le croste, approssimativamente, quindi, per 2 settimane.
X+15
18.00
Le analisi per il paziente (Roma) sospettato essere affetto da malaria sono negative. Poiché il paziente ha intanto sviluppato un rash cutaneo su viso e braccia, si inizia a prendere in considerazione la possibilità di una Varicella in soggetto adulto.
18.30
I sintomi appaiono troppo severi per una Varicella. La particolare diffusione del rash fa sospettare ai dottori un possibile caso di Vaiolo. Si inizia a scambiare informazioni su casi di febbre alta e rash cutaneo con gli altri ospedali. Due ospedali cittadini, S. Andrea e Pertini danno riscontro positivo per almeno altri tre casi.
19.00
Specialisti in malattie infettive dei tre ospedali romani prendono campioni dalle lesioni cutanee per un esame al microscopio elettronico per determinare la presenza di Orthopoxvirus. I campioni sono inviati dai tre ospedali, in sicurezza, ai laboratori dotati di livello 4, rappresentando l’urgenza.
20.30
Già il primo dei campioni analizzati rivela la presenza di Orthopoxvirus. Avviate colture cellulari per identificare il virus con esattezza.(48-72 ore).
21.00
I tre ospedali vengono immediatamente chiusi e posti in isolamento. Nessuno può entrare o uscire dagli edifici.
L’allarme viene immediatamente inviato all’Istituto Superiore di Sanità, al Ministero della Salute, al Prefetto di Roma. Le Forze dell’Ordine vengono inviate a presidiare le aree. I pazienti in pronto soccorso non possono più uscire. Parenti nelle sale di attesa del Pronto Soccorso sono anch’essi bloccati all’interno.
Proteste e disordini
22.30
L’allarme viene inviato all’Organizzazione Mondiale della Sanità. Si inizia a parlare di rilascio voluto.
Il Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo è convocato d’urgenza in seduta notturna al Ministero dell’Interno.
Il Ministro della Salute convoca d’urgenza l’Unità di Crisi.
23.00
Le persone bloccate negli ospedali sono spaventate. Molte devono tornare a casa per assistere minori o anziani. Poiché nessuna informazione è stata rilasciata, voci fuori controllo iniziano a circolare. Quando si presentano infermieri protetti da DPI, che iniziano a prendere nominativi e indirizzi, la paura aumenta. Notizie, filmati e foto di quanto avviene iniziano ad essere inviati ai social media. Nel web si parla apertamente di un attacco biologico.
23.30
Notizie flash su tv e radio parlano della situazione. Tutte le emittenti rilanciano la possibilità di un rilascio voluto.
23.30
A una Agenzia stampa arrivano due rivendicazioni da parte di organizzazioni terroristiche non note. La prima parla di Ebola, la seconda semplicemente di un rilascio di un agente patogeno.
24.00
I laboratori incaricati confermano la presenza di Orthopoxvirus in tutti i campioni analizzati.
X+16
All’inizio della mattinata l’Organizzazione Mondiale della Sanità[1], il Ministro della Salute italiano e il Capo del Governo italiano comunicano pubblicamente che un attacco biologico con uso supposto di Vaiolo è stato effettuato nella città di Roma. L’indagine epidemiologica per definire luogo e ora è in corso in Italia e all’estero dove sono stati segnalati altri casi. Il pubblico è rassicurato sulla disponibilità immediata di vaccini la cui inoculazione verrà immediatamente attivata secondo un protocollo e una tempistica in via di definizione.
Il Ministro degli esteri in conferenza stampa si dice assolutamente certo che nessuna Nazione civilizzata si presterebbe a una azione di tale barbarie. Contemporaneamente pone il problema su come abbia fatto una’organizzazione terroristica a entrare in possesso del virus e a predisporlo in modo da garantirne rilascio ed efficacia. Il Ministro degli Esteri italiano comunica che il Governo sta predisponendo quanto necessario per chiedere l’attivazione dell’artico 4 del Patto Atlantico[2].
Germania, Francia e Regno Unito, anch’essi con alcuni casi di Vaiolo per persone che assistevano all’evento del giorno X hanno dichiarato di appoggiare la decisione italiana.
Gli USA inviano 5000 dosi di vaccino, la Russia promette 10.000 dosi.
Nella notte i tre ospedali che hanno comunicato la presenza di possibile vaiolo sono stati dichiarati “Ospedali per il Vaiolo” e tratteranno da oggi solo pazienti con il vaiolo. I pazienti lì ricoverati non sospetti di vaiolo saranno un po’ per volta trasferiti in altri ospedali. Tutti i pronto soccorso ospedalieri devono predisporre immediatamente una struttura provvisoria che effettui la pre accoglienza dei pazienti a qualunque titolo si presentino. Tutti i pazienti che si presentano nei pronto soccorso riceveranno una dose di vaccino antivaioloso. Quelli che presentano sintomi parainfluenzali o rash cutanei di qualunque tipo dovranno essere accolti in una ulteriore struttura separata. Tutti gli uffici pubblici e le scuole sono chiusi. Si accede ai supermercati solo con adeguate mascherine di protezione, guanti e abiti coprenti (in questo la stagione invernale aiuta).
Le vaccinazioni inizieranno dal personale sanitario, dalle Forze dell’Ordine e dalle persone che hanno avuto contatti stretti con i colpiti. Comunque, qualunque paziente si presenti nei Pronto Soccorso per qualunque malattia o trauma verrà vaccinato prima di consentire l’ingresso.
Alla fine della giornata sono stati segnalati più di duecento casi. Di questi 40 sono in altre città italiane e alcuni di essi all’estero.
Nella notte i tre ospedali che hanno comunicato la presenza di possibile vaiolo sono stati dichiarati “Ospedali per il Vaiolo” e tratteranno da oggi solo pazienti con il vaiolo. I pazienti lì ricoverati non sospetti di vaiolo saranno un po’ per volta trasferiti in altri ospedali. Tutti i pronto soccorso ospedalieri devono predisporre immediatamente una struttura provvisoria che effettui la pre accoglienza dei pazienti a qualunque titolo si presentino. Tutti i pazienti che si presentano nei pronto soccorso riceveranno una dose di vaccino antivaioloso. Quelli che presentano sintomi parainfluenzali o rash cutanei di qualunque tipo dovranno essere accolti in una ulteriore struttura separata. Tutti gli uffici pubblici e le scuole sono chiusi. Si accede ai supermercati solo con adeguate mascherine di protezione, guanti e abiti coprenti (in questo la stagione invernale aiuta).
Le vaccinazioni inizieranno dal personale sanitario, dalle Forze dell’Ordine e dalle persone che hanno avuto contatti stretti con i colpiti. Comunque, qualunque paziente si presenti nei Pronto Soccorso per qualunque malattia o trauma verrà vaccinato prima di consentire l’ingresso.
Alla fine della giornata sono stati segnalati più di duecento casi. Di questi 40 sono in altre città italiane e alcuni di essi all’estero.
Notizie artatamente allarmistiche o disinformanti iniziano a girare in rete. I Servizi hanno evidenze che molte delle notizie sono state inserite in rete da siti esteri, appartenenti a Nazioni non amiche. Prende piede rapidamente la contezza nei cittadini che i vaccini non saranno pronti prima di uno-due mesi e che in tal modo le vittime aumenteranno esponenzialmente.
D’altra parte in molti quotidiani si ricordano studi e predisposizioni del virus da parte di una ex Organizzazione Militare anti NATO e che uno degli Stati appartenenti a detta Organizzazione continua a mantenere campioni del virus nei propri laboratori militari.
La tensione internazionale aumenta notevolmente.
Molte persone decidono di evacuare Roma. Il traffico sulle principali vie di comunicazione nei pressi della città diventa pesante.
Considerata la presenza del vaiolo anche a Milano, Firenze, Torino e Napoli, molti uffici e centri finanziari, anche in città senza casi, hanno chiuso le attività.
Le frontiere italiane sono chiuse, non escono persone o merci. Nessun volo è accettato da aeroporti italiani. Anche i voli provenienti da altre Nazioni sono controllati per verificare eventuali transiti.
Problemi negli aeroporti per l’assistenza ai numerosi stranieri che vogliono rientrare a casa.
X+17
A Roma, Milano, Napoli, Torino, Firenze ma anche nel Lazio in generale ogni attività non sostanziale alla sopravvivenza delle persone è sospesa. Negozi chiusi tranne Farmacie e Supermercati, le une e gli altri presidiati dalle Forze dell’Ordine. Obbligo di mascherine e guanti. Multe considerevoli a chi trasgredisce.
Deciso l’obbligo vaccinale per tutta la popolazione a partire dal giorno X+30 quando si ritiene saranno disponibili primi massicci quantitativi di vaccino.
Si sono verificati episodi di violenza nei confronti di cittadini di colore ed extracomunitari. Alcuni degli incidenti anche molto gravi con accoltellamenti e tre morti.
Il C.A.S.A. determina che il rilascio è stato effettuato all’interno dello stadio al coperto il giorno X. Il controllo delle telecamere presenti ha permesso di individuare tre persone che sono uscite dall’impianto nel corso della manifestazione.
X+18 – X+19
In tutto fino ad oggi sono stati confermati 300 casi di vaiolo per esposizione al rilascio avvenuto il giorno X a Roma.
Di questi 280 in Italia (Roma 250, Napoli 10, Firenze 5, Torino 5, Milano 5, Latina 2, Frosinone 2, Rieti 1). Dei rimanenti 20 vi sono casi in Germania, Francia, Regno Unito, Austria, Svizzera.
Iniziano i primi decessi tra i colpiti.
Un bambino, asintomatico, i cui genitori sono tra i colpiti, e che era stato per questo motivo vaccinato, muore.
In rete iniziano a essere pubblicati commenti contrari alla vaccinazione, soprattutto dei più piccoli.
X+23
La NATO ha discusso nel Consiglio Atlantico il caso italiano e le azioni da intraprendere per arrivare alla contezza dei mandanti e degli esecutori dell’atto.
La relazione dell’Ambasciatore italiano, basata su dati di Intelligence, conferma di avere gravi indizi su uno Stato non amico e su alcuni suoi alleati occasionali ma di non avere ancora prove concrete.
X+26
Iniziano ad apparire i primi sintomi in pazienti di seconda generazione.
Alla fine della giornata sono segnalati 300 casi di seconda generazione.
Gli ospedali non riescono a seguire i casi che si presentano. Deciso l’aumento degli ospedali Vaiolo.
X+28
I casi di prima generazione non sono più contagiosi. Si contano 60 morti tra i casi di prima generazione.
I pazienti di seconda generazione iniziano a mostrare rash cutaneo e diventano contagiosi.
Più di duemila persone si sono presentate nelle ultime 48 ore negli ospedali di tutta Italia dichiarando di essere affetti da Vaiolo.
X+29 /// X+32
Folle fuori dagli ospedali e dei centri di vaccinazione attivati. Incidenti e necessità di ricorrere alla forza da parte delle Forze dell’Ordine. Il Governo inizia a considerare la possibilità di dichiarare lo Stato di Guerra[3] e applicare le relative leggi, con coprifuoco e proibizione di manifestazioni di qualunque tipo.
Una manifestazione spontanea parte da uno degli ospedali vaiolo, in realtà organizzata e diretta da alcune frange dell’estremismo. Scontri con la Polizia. Il Segretario Generale della NATO comunica la decisione del NAC di convocare una riunione straordinaria dei Capi di Stato e di Governo e dei Ministri della Difesa.
In rete e in alcune trasmissioni televisive personaggi anche seguiti dal pubblico parlano di “cure miracolose” rare e costosissime che sarebbero a disposizione solo dei potenti. Sparito dalle farmacie italiane per accaparramenti vari un noto antibiotico in seguito a voci della rete che ne affermano l’ottima riuscita contro “qualsiasi virus, addirittura contro l’Antrace”
X+33
Iniziano i primi decessi nei casi di seconda generazione. Saliti in modo evidente i casi di decessi da infarti, tumori e altre malattie che vengono seguite con difficoltà negli ambulatori ospedalieri e nei day hospital.
Il Governo afferma con decisione che il rilascio è di una scala modesta, pur con le sue tragiche conseguenze.
La combinazione di rigido controllo in isolamento e le vaccinazioni in corso, afferma il Ministro della Salute, sono perfettamente in grado di garantire un rapido rientro nella normalità.
Si diffonde via web la falsa informazione di altri attacchi biologici in altre città italiane ed europee. Alcuni Governi iniziano a discutere sulla possibilità di mettere sotto controllo i social media.
X+40
Iniziano ad apparire i primi casi di terza generazione. Alla fine della giornata saranno da 25 a 40 nuove infezioni.
Il numero dei vaccinati inizia a essere valido per un deciso contenimento dell’epidemia. Dall’indagine epidemiologica tutti i contatti dovrebbero essere stati posti sotto controllo e vaccinati.
Protesta del Governo Italiano alle Nazioni Unite e all’Unione Europea sul blocco delle frontiere ancora non soppresso.
X+42
Finisce la seconda generazione di Vaiolo. Nessun altro decesso tra i colpiti di seconda generazione. I pazienti non sono più contagiosi.
I pazienti di terza generazione iniziano a sviluppare rash cutaneo e a diventare contagiosi.
Sui giornali di Paesi della NATO si parla in modo inequivocabile della colpevolezza di una Nazione non amica quale mandante dell’attacco e di un’organizzazione terroristica esodi retta quale esecutore materiale.
X+47
Primi decessi tra i casi di terza generazione
Il Governo allenta i controlli e il lock down sull’ordinaria vita dei cittadini. Riaprono le scuole con obbligo di vaccino per studenti e professori.
X+54
Iniziano ad apparire i primi casi di quarta generazione. Alla fine della giornata 1 ricoverato in ospedale per vaiolo.
Il numero di dosi di vaccino continuano a non essere sufficienti per tutelare l’intera popolazione nazionale.
X+56
Termina la terza generazione dell’infezione da Variola Maior.
Nessun nuovo decesso anche nella quarta generazione del contagio verrà riportata.
La rassicurante proiezione dei possibili nuovi casi fa decidere il Governo ad ulteriori aperture.
X+61 /// X+70
Non si registrano nuovi casi. L’epidemia è dichiarata terminata.
Le conseguenze sul territorio e sulle Forze di intervento, nel caso prospettato del Vaiolo, malattia che si diffonde per contagio, ma non per via aerea, sono molto complessi e non limitati all’immediatezza degli interventi di soccorso e al sostegno della popolazione. Le conseguenze economiche e sociali assumono connotati di centralità dell’azione di Governo, con un processo decisionale che oltre che rapido deve anche spingersi ben oltre il supporto medico – ospedaliero.
L’assenza di scorte di vaccini e, essenzialmente, l’assenza di una filiera di produzione vaccinale autonoma dalle forniture dall’estero, potrebbe essere esiziale alla gestione delle conseguenze. Oltre a ciò, la comunicazione di crisi verso la popolazione deve essere ben organizzata e gestita, così come il controllo sui media, non in forma repressiva, ovviamente, fatte salve le azioni connesse al contrasto al crimine, bensì la costruzione di un insieme di siti ufficiali sui vari “social media” che con autorevolezza si pongano come punto di riferimento per la ricerca di informazioni vere e la confutazione puntuale e continua delle informazioni false o devianti.
Si tenga conto, anche, che lo scenario Vaiolo si è autolimitato a un rilascio al chiuso con conseguente relativa semplicità della ricerca epidemiologica su colpiti e contatti. Un rilascio da parte di una Nazione avversa sarebbe molto più probabilmente multifocale, prediligendo luoghi a continuo afflusso e deflusso, come supermercati o grandi centri commerciali, in più di una città contemporaneamente o a distanza di alcuni giorni.
VAIOLO Effetti sul territorio e sulle Forze di intervento VAIOLO
TIPI e SOTTOTIPI
Servizi del Soccorso Tecnico Urgente
Per le Forze dell’Ordine: Problemi per l’ordine pubblico per possibili movimenti incontrollati di popolazione in fuga dalle aree colpite. Controllo armato del territorio per imposizione quarantena e/o coprifuoco. Protezione delle caserme e dei Centri di Comando per evitare che siano raggiunti da contagio. Supporto da parte delle Forze Militari se necessario.
Per i Servizi Antincendi: interventi usuali operando in protezione anche dove usualmente non ci sarebbe bisogno. Controllo delle caserme e dei Centri di Comando per evitare che il contagio si diffonda all’interno.
Per il Soccorso Sanitario: continue chiamate per veri o falsi allarmi. Personale operante con stressanti protezioni adeguate; Possibile assenteismo per paura all’esposizione può ridurre il personale operante; ambulanze costrette alla bonifica dopo ogni intervento in aree contaminate o per persone contaminate con conseguente aumento esponenziale dei tempi di intervento. Il sistema è fortemente stressato fino ad arrivare al blocco operativo per assenza di mezzi.
Servizi Sanitari
Conseguenze severe sul sistema. Ospedali sovraccarichi oltre il limite di gestione. Per almeno due settimane dalla prima evidenza cure mediche ordinarie sospese. Reparti chiusi per creare più aree per i contagiati. Centri medici privati chiusi per paura contagio. Aumentato assenteismo del personale. Possibilità di contagio del personale medico e infermieristico. Pronto Soccorso sovraccarichi e contaminati. Per le chiusure e il dirottamento di risorse problemi nella gestione delle operazioni programmate, nella prevenzione dei tumori e delle malattie cardiovascolari.
Necessaria sorveglianza epidemiologica. Controlli per fenomeni di accaparramento e mercato clandestino di farmaci e dpi.
Gestione dell’informazione sanitaria e contrasto immediato e feroce delle false informazioni e della disinformazione.
Gestione dello stato di stress e delle conseguenze postraumatiche della popolazione coinvolta e delle famiglie colpite.
I laboratori ospedalieri di base non sono strutturati per analisi di campioni di livello 4. Necessario invio campioni ai pochi laboratori attrezzati (Spallanzani e Sacco).
Organizzazione di Pronto Soccorso alternativi anche con uso di tende, container o quanto altro. Controllo accessi Pronto Soccorso e Ospedali.
Diffusione del contagio
Generalmente è richiesto il contatto diretto e abbastanza prolungato faccia a faccia per diffondere il vaiolo da una persona all’altra. Il vaiolo può anche essere diffuso attraverso il contatto diretto con fluidi corporei infetti o oggetti contaminati come biancheria da letto o abbigliamento. Raramente, il vaiolo è stato diffuso da virus trasportati in aria in ambienti chiusi come edifici, autobus e treni. L’uomo è l’unico ospite naturale di variola. Il vaiolo non è noto per essere trasmesso da insetti o animali.[4]
Vaccinazione
Necessaria. L’Italia possiede ad oggi (2022) 5 milioni di dosi di vaccino antivaioloso che, attraverso le diluizioni, possono arrivare a 25 milioni di dosi.[5]
Necessario addestrare il personale sanitario per la corretta inoculazione del vaccino.
Decontaminazione
Gli abiti delle persone malate, e la biancheria in generale, sono infetti
Trasporto in alto bio contenimento
Necessario
Servizi mortuari
Il sistema sarebbe rapidamente travolto. Problemi nella gestione delle salme che costituiscono un rischio biologico.
Infrastrutture e Servizi
Nessuna conseguenza diretta sulle forniture di energia elettrica, gas e carburanti. Problemi per eventuali interventi di riparazione nelle aree colpite.
Nessuna conseguenza per la distribuzione dell’acqua potabile se non per sistemi di captazione da serbatoi aperti e privi di adeguati filtri e disinfezione. Per l’acqua la popolazione dovrà essere rassicurata sul suo uso.
Per i trasporti necessità di controllo delle persone prima di accedere ai mezzi pubblici. La popolazione potrebbe comunque non usare i mezzi pubblici per paura del contagio. Aumento del traffico privato. Possibili blocchi del traffico per spontanee evacuazioni dalla città o dalle città colpite. Ber brevi periodi valutare il divieto di uso dei mezzi privati e il blocco del sistema trasporti.
Per i sistemi di comunicazione le linee telefoniche in voce, sia quelle fisse sia quelle via mobile, potrebbero essere fuori uso per sovraccarico. Eventuali comunicazioni alla popolazione dovrebbero essere veicolate su sistemi e piattaforme digitali. Uso fino a sovraccarico delle linee dati per lavoro da casa e fruizione servizi di intrattenimento.
Gestione e controllo delle notizie e dei media – Sulla rete inizieranno a circolare informazioni le più allarmistiche, la maggioranza delle quali prive di ogni fondamento o, anche, artatamente redatte per diffondere il panico.
Alimenti
Problemi per il rifornimento alimentare della popolazione colpita. Ressa nei supermercati con possibili casi di diffusione del contagio. Possibile carenza di personale nei supermercati. Possibile iniziale riduzione dell’afflusso di rifornimenti ai supermercati. Chiusura dei mercati all’aperto. Necessario organizzare rapidamente luoghi di distribuzione e garantire afflussi usuali ai punti vendita. Controlli agli accessi e dentro i supermercati.
Spazzatura
La raccolta potrebbe non essere più attuabile per mancanza di personale. Si dovrà tener conto della presenza di materiale infetto nei sacchi dell’immondizia e nei cassonetti. Necessità di considerare l’intera raccolta giornaliera quale rifiuto speciale. Dove possibile, procedere alla distruzione per incenerimento.
Evacuazione/Confinamento
Non è necessaria l’evacuazione. Potrebbero verificarsi degli spostamenti di notevole portata dalla città colpita per paura del contagio. L’assistenza agli evacuati spontanei, avrebbe tempi lunghi di organizzazione.
Si consideri la possibilità di adottare un primo dispositivo di confinamento per tutta la popolazione.
Per il confinamento sarà necessario organizzare i rifornimenti alimentari e l’assistenza agli inabili.
Tempi di recupero
Almeno 70 giorni nel caso prospettato. Un iniziale recupero della situazione potrebbe prendere settimane. Per un paio di anni potrebbero verificarsi casi isolati: necessario che il controllo sanitario continui.
Quanto sopra detto, sia per l’antrace sia per il vaiolo, sono gli eventi che ci si attende accadranno in seguito ai rilasci effettuati. La pianificazione di crisi dovrebbero concentrarsi sul come evitare che si producano tutti i danni che potrebbero verificarsi senza adeguate predisposizioni. Una pianificazione di resilienza, quindi, che permetta un ritorno per quanto possibile alla condizione quo ante, attenuando le conseguenze e prevenendone ulteriori, potenzialmente anche più pesanti.
Va da sé, come già detto, che una pianificazione di crisi dovrebbe poi essere spendibile anche per eventuali altri agenti patogeni mentre, per affrontare le singole fattispecie (antrace, vaiolo, emorragiche, aviaria, virus chimera, ecc.) sarà necessario redigere piani ad hoc che soddisfino le peculiari necessità di quello specifico agente infettivo.
6. PROGETTAZIONE PER IL FUTURO
L’attuale organizzazione statale è in grado di affrontare situazioni quali quelle descritte? Anche senza la necessità di un rilascio voluto bensì in conseguenza dello “spill-over” di uno dei tanti virus esistenti o di uno nuovo? Per “organizzazione statale” non si deve intendere quella legata al solo mondo della salute, bensì l’intero sistema, con la capacità di affrontare in generale una crisi, qualunque sia la ragione che la scateni. La necessità di intendere l’organizzazione statale nel suo complesso e la società in modo olistico, è altrettanto valida per le altre fattispecie NBCR, cambierebbero solo i tecnicismi non le necessità generali connesse.
La caratteristica peculiare di una situazione di crisi e, di conseguenza, di una pianificazione di crisi, è quella di non disporre di risposte efficaci per i quesiti che l’evento propone o, meglio, di non avere risposte che garantiscano una soluzione o un processo certo di soluzione delle conseguenze dei fatti accaduti. La stessa logica del cercare una soluzione al problema da affrontare è messa in discussione: più correttamente, infatti, si dovrebbe parlare dell’attenuazione delle conseguenze e della riduzione del danno.
Ciò che veramente fa la differenza nella gestione crisi, in definitiva, non è come si opera bensì come ci si è preparati, con piani aperti a ogni possibilità, non ristretti a specificità non applicabili a fattispecie anche solo lievemente diverse da quella occorsa.
“Non si può prevedere, e quindi pianificare, la risposta a una crisi. Se fossimo in grado di conoscere una crisi nelle sue componenti, prevedendo e analizzando le possibili domande, predisponendo le possibili risposte, studiandone gli effetti e le conseguenze nel breve, medio e lungo termine, semplicemente non andremmo in crisi, perché sapremmo esattamente cosa fare e ci prepareremmo a farlo. Ci troveremmo cioè in una situazione di emergenza, più o meno importante, più o meno grave, ma in ogni caso in un contesto operativo standard, conosciuto e gestibile dalle forze del soccorso e dalla catena di comando usualmente impiantata dal sistema della Protezione Civile o dai Centri Operativi dei Vigili del fuoco, delle Forze dell’Ordine e del Soccorso Sanitario. La gestione dell’emergenza è la quotidianità delle forze del soccorso.”[6]
Entrare in crisi, come del resto abbondantemente dimostrato dalla pandemia COVID 19, vuol dire non avere le risorse sufficienti, o non averle del tutto, per affrontare quella particolare contingenza. Le “risorse” sono da intendere in senso ampio e comprendono conoscenze, mezzi materiali, anche economici, le risorse umane, procedure adeguate o pianificazioni adeguate.
Queste ultime due carenze, procedure e pianificazioni, portano ad altre “risorse” insufficienti: il tipo e la qualità della preparazione delle Forze di intervento (i soccorritori) con, soprattutto, l’impreparazione dei decisori, non dei Comandanti sul campo bensì dell’alta catena di Comando e Controllo (C2 in linguaggio NATO), livello politico compreso; l’assenza nel mondo civile di un valido passaggio di consegne al cambiamento del personale dirigente, la difesa strenua di quelle che si reputano essere le competenze esclusive dell’ufficio di appartenenza.
Non partiamo da zero per capire quali siano gli argomenti da affrontare per prepararsi e per alzare più in alto possibile la soglia di crisi della Nazione. Le numerose esercitazioni per posti di comando tenute dal Ministero dell’Interno a partire dal 2003, e quelle organizzate in ambito NATO e bilateralmente con Paesi alleati, alle quali hanno partecipato tutte le Amministrazioni dello Stato a livello centrale e a livello locale, con i Capi (non di livello politico) schierati intorno ai tavoli decisionali, hanno più volte posto in evidenza le criticità intrinseche del sistema paese e le attenzioni da porre in atto alle prime avvisaglie di un problema.
a) Salute
Per il settore salute, sappiamo che da subito devono essere protetti i pronto soccorso ospedalieri, anche predisponendo aree di controllo esterne ai locali usualmente utilizzati. Sappiamo che devono essere pre-stabiliti gli ospedali di riferimento e quelli da riservare all’uso ordinario. Devono essere predisposte scorte di macchinari specialistici, dispositivi di protezione, medicinali e quanto altro, costantemente adeguate e revisionate. Dobbiamo essere sicuri di poter avere a disposizione o di poter acquisire i medicinali necessari e di poter accedere a una filiera vaccinale senza dipendere dalle volontà di altri Paesi, anche se alleati. Dobbiamo predisporre attrezzature per la realizzazione immediata, se necessario, di nuovi reparti e l’ampliamento dei posti letto disponibili. E tutto ciò deve essere pianificato.
Come già detto precedentemente, per prepararsi a una futura nuova crisi pandemica la pianificazione non è sufficiente, è necessario intervenire anche sulle disposizioni di legge, modificando, dove necessario, anche le attuali indicazioni costituzionali sulle competenze esclusive o concorrenti di Stato e Regioni. Sotto questo aspetto, la pandemia da SARS-COV-2 ha evidenziato le necessità di riorganizzare il settore riportando decisamente allo Stato la prevenzione e la protezione della salute generale della popolazione. La salute della popolazione è un fattore strategico, al pari dei sistemi produttivi e della Difesa del territorio. L’organizzazione sanitaria non deve essere lasciata all’iniziativa non coordinata delle Regioni, va invece tutelata attraverso l’organo competente per dettato costituzionale, il Ministro della Salute, così come la sicurezza dei cittadini e del territorio sono competenza del Ministro dell’Interno e di quello della Difesa.
Anche il Soccorso Sanitario Urgente (ex 118) deve passare allo Stato, sul modello del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, nell’ambito del Ministero della Salute. Un unico Corpo, un unico addestramento, un unico centro di spesa. Non si dipende più dal politico locale ma da una Direzione Generale o da un Dipartimento del Ministero.
Per quanto attiene ai medici di famiglia, devono tornare a essere le prime sentinelle del territorio. Incardinati nel Ministero della Salute, con contratto specifico, orario di servizio, turnazioni e straordinari da effettuare, quando necessario, nelle strutture ospedaliere se particolari situazioni o eventi chiedono un immediato rinforzo del personale sanitario. Devono garantire le visite domiciliari quando il paziente non è in grado di raggiungere l’ambulatorio.
Sul modello dello Spallanzani e del Centro Antiveleni di Pavia, con i quali lo Stato lavora direttamente per competenze assegnate (trasporto in alto bio contenimento e Scorta Nazionale Antidoti), devono essere portati sotto un più stretto rapporto con lo Stato il Sacco di Milano, per il nord Italia e il Garibaldi di Catania per il sud Italia anche, potenzialmente, per essere in grado di soddisfare le eventuali necessità della sponda sud del Mediterraneo. I tre Centri Ospedalieri devono essere messi nelle condizioni di poter ricevere e gestire tutte le segnalazioni che giungono dalla rete dei medici di famiglia e degli ambulatori territoriali.
Alle Regioni dovrebbero rimanere le cruciali competenze di alta assistenza e cure, con Ospedali, laboratori ospedalieri, ambulatori di alta specializzazione, anche di prevenzione, soprattutto per le malattie oncologiche, le malattie cardiovascolari e le malattie autoimmuni.
b) Comunicazione
La comunicazione del Governo per il COVID 19 non ha funzionato a dovere, creando spesso ansia, disinformazione e incertezza. Decisioni non spiegate con chiarezza, numeri non valutati giornalmente posti all’attenzione del pubblico, mancanza di contraddittorio nei canali del web, hanno comportato nel tempo una diminuzione della fiducia nelle scelte del Governo.
E’ necessario creare nella Presidenza del Consiglio un Ufficio per la Comunicazione di Crisi, con tecnici veri, sociologi e giornalisti, non addetti stampa più o meno amici.
c) Continuità di Governo
L’assenza dei Ministri che gestiscono il territorio nel dialogo continuo, direi almeno settimanale, con i cittadini si è sentito. Il solo Presidente del Consiglio non basta. E’ sfuggito a tutti che le decisioni erano del Governo e non del suo Presidente.
Il Ministro della Salute sarebbe dovuto apparire in video costantemente per elencare i fatti, confutare le fake news e dare lo stato dell’arte della situazione medica. La Repubblica Italiana è una Repubblica Parlamentare, le competenze delle materie sono dei Ministri non del Capo del Governo, che risponde solo politicamente nei confronti del Parlamento. Soprattutto, la competenza delle materie e la responsabilità non sono di Dirigenti Generali, Funzionari ad acta e esperti vari.
d) Difesa Civile e gestione crisi
E’ necessario che il Governo e il Parlamento producano nuove norme sulla gestione crisi, di cui siamo sprovvisti, e sulla Difesa Civile; non basta il decreto legislativo 300 del 1999 e non basta il DPCM 5 maggio 2010, costituzionalmente discutibile e mai applicato. E’ necessario indicare l’Autorità Nazionale di Difesa Civile, che non può che essere il Ministro dell’Interno, ed è opportuno rinforzare le strutture dello stesso Ministero che si occupano della materia, ponendo il Direttore della Difesa Civile, o come si riterrà più utile chiamarlo, alle dirette dipendenze del Ministro dell’Interno, e non ristretto in uno dei Dipartimenti dell’Amministrazione.
e) Cooperazione Civile Militare
E’ necessario favorire una sempre migliore sinergia operativa e di pianificazione tra le due componenti, considerando che nell’attuale visione strategica dell’Alleanza Atlantica la sinergia delle due strutture è cruciale per affrontare le sfide avanzate dalla cosiddetta “minaccia ibrida”.[7]
7. CONCLUSIONI
Tra quanto tempo saremo colpiti da un attacco biologico? Tra quanto ci colpirà una nuova pandemia, anche più grave di quella da SARS-COV-2? Quanto tempo abbiamo a disposizione per predisporre quanto necessario per la riduzione del danno? Semplicemente non lo sappiamo, potranno passare decenni o anche solo giorni.
Per quanto attiene a eventi naturali, gli allevamenti intensivi, la deforestazione, il commercio illegale di animali e il riscaldamento globale hanno alterato l’ambiente naturale, avvicinando l’animale selvatico, i virus e l’uomo. Abbiamo perso quasi la metà delle foreste del nostro pianeta, e il traffico illegale di animali, anche di specie protette, è in continuo aumento, rappresentando un giro di affari di miliardi annui[8]. Per i virus, insomma, le possibilità di entrare in contatto con un nuovo potenziale ospite, l’uomo, e di raggiungere rapidamente ogni parte del globo non sono mai state così numerose e variegate.
Negli ultimi venti anni, altri due coronavirus sono riusciti a compiere il fatidico salto di specie nell’uomo dando origine a epidemie diffuse: SARS-COV nel 2003 e MERS-COV nel 2012. Alcuni virus, però, sono più pericolosi di altri, ossia hanno una maggiore probabilità di contagiare l’essere umano. L’applicazione “SpillOver” classifica i virus sulla base di 32 fattori di rischio che potrebbero facilitare il passaggio dall’animale all’uomo. I primi 12 posti della classifica sono occupati da virus che causano zoonosi note, come ebola e SARS-Cov-2. Ma alle posizioni più basse, iniziano a comparire virus che non sono ancora mai stati rilevati nell’uomo, ma in futuro potrebbero infettare la nostra specie. In testa ci sono i coronavirus 229E e PREDICT CoV-35, che appartengono alla stessa famiglia virale del SARS-CoV-2 e infettano i pipistrelli in Africa e nel sud-est asiatico.[9]
Comunque, pandemie che abbiano provocato milioni di vittime ce ne sono state altre, senza necessità di dover risalire alla peste del seicento:
– Aviaria “Spagnola” 1918-1920 50 milioni di morti
– Asiatica H2N2 1957 2 milioni di morti
– Asiatica Hong Kong H3N2 1968 1,2 milioni di morti
– HIV dal 1981 25 milioni di morti
Pur essendo state solo pandemie potenziali, aggiungiamo a queste le citate COV del 2003 e del 2012, la cosiddetta “suina” del 2009 e le varie ondate di Ebola in Africa Centrale.
Aspettiamo la prossima ma, questa volta, prepariamoci un po’ meglio prima.
Giovanni Ferrari, Architect, NATO Civil Emergency Planning Expert in Analysis and Consequence Management, CBRN Expert, Crisis Management Advisor
[1] NdA: L’OMS comunica solo su richiesta dello Stato interessato. Si dà per scontato che ciò avvenga con immediatezza ma ritengo sia una mera illusione.
[2] Articolo 4: “Le parti si consulteranno ogni volta che, nell’opinione di una di esse, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fosse minacciata.”
[3] Secondo quanto previsto dal Testo Unico Leggi di Pubblica Sicurezza
[4] (EN) CDC Smallpox, su Smallpox Overview
[5] Istituto Superiore di Sanità – Epicentro – L’epidemiologia per la Sanità Pubblica.
[6] G.Ferrari-F.Di Paolo – “Prima della Crisi” 24 aprile 2020 – OmegaNews
[7] La minaccia ibrida, o guerra ibrida, è una strategia offensiva che impiega molti degli atti propri della guerra convenzionale, ma non le forze schierate in un conflitto dinamico tradizionale. Sua caratteristica peculiare è l’impossibilità di riferirsi a un avversario preciso o perché non noto, o perché non abbiamo prove sufficienti, o perché è meglio far finta di non averle..
La guerra politica, la guerra irregolare (terrorismo, anche biologico, e sabotaggio) e la guerra cibernetica sono fusi con altri metodi efficaci, come la diffusione di notizie false o artatamente modificate, la diplomazia avversa, l’azione su gruppi politici per attuare modifiche legislative, la corruzione, l’intervento, attraverso la comunicazione, sul processo elettorale.
Combinando operazioni cinetiche con sforzi sovversivi, l’aggressore intende compromettere la stabilità di uno Stato evitando l’attribuzione e l’eventuale conseguente reazione bellica. La guerra ibrida ben descrive le dinamiche flessibili e complesse del moderno spazio di battaglia che richiedono una risposta altamente adattabile in quanto l’iniziativa è in possesso dell’avversario e le nostre azioni di risposta sono limitate o in ritardo.
[8] Fonte WWF Italia
[9] Erika Salvatori, VitaRes Magazine, Veterany Immunotherapy and Transnational Research
[1] Carl Waldman’s Atlas of the North American Indian [NY: Facts on File, 1985]
[2] E’ possibile che la malattia fosse già diffusa tra la popolazione indiana
[3] Jeffery Amherst, I barone Amherst (Sevenoaks, 29 gennaio 1717 – Sevenoaks, 3 agosto 1797)
[4] Dr. W. Seth Carus, Professore in “National Security Policy” presso il Center for the Study of Weapons of Mass Destruction della National Defense University – The History of Biological Warfare: What We Know and What We Don’t in Health Security (2015)
[5] Daniel Barenblatt, A Plague upon Humanity, 2004, p.xii, 173
[6] Geoghegan, John (March 18, 2014). Operation Storm: Japan’s Top Secret Submarines and Its Plan to Change the Course of World War II. Broadway Books. p. 190
[7] United States Army Biological Warfare Laboratories (USBWL)
[8] Klaus Reinhardt, ricercatore dell’Institut für Evolution und Ökologie dell’Universität Tübingen, ha pubblicato su Endeavour lo studio “The Entomological Institute of the Waffen-SS: evidence for offensive biological warfare research in the third Reich” «In un documento appena scoperto il direttore del campo, Eduard May scrive che le zanzare Anopheles maculipennis resistono molto meglio delle A. bifurcatus quando vengono aviotrasportate» spiega l’esperto «e aggiunge ‘per l’applicazione pratica sarebbe meglio usare questa specie’. Questa frase suggerisce che gli studi erano indirizzati a come utilizzare gli insetti contro i nemici».
[9] Meselson, M.; Guillemin, J.; Hugh-Jones, M.; Langmuir, A.; Popova, I.; Shelokov, A.; Yampolskaya, O. (1994). “The Sverdlovsk Anthrax Outbreak of 1979”. Science. 266 (5188): 1202–1208. doi:10.1126/science.7973702. PMID 7973702. ^ Guillemin, J. 2001. Anthrax, investigation of a deadly outbreak. University of California Press. ISBN 9780520229174
[10] Articolo del New York Times del 2002
[11] Gli attacchi all’antrace del 2001 hanno comportato l’invio di diverse lettere che proclamavano “Morte all’America… Morte a Israele… Allah è grande” e contaminate dall’antrace, agli uffici dei senatori statunitensi Tom Daschle e Patrick Leahy , nonché agli uffici di ABC News , CBS News , NBC News , New York Post e National Enquirer .
[12] Il virus di Marburg, in grado di attaccare uomini e scimmie, fu isolato nel1967, a seguito di un’epidemia di febbre emorragica verificatasi tra il personale di un laboratorio addetto alle colture cellulari che aveva lavorato con reni di scimmie verdi ugandesi (Cercopithecus aethiops). Oltre che a Marburg, ebbe alcune manifestazioni epidemiche a Francoforte e a Belgrado, con 25 infezioni e 7 morti. Il virus si è manifestato nel 1975 in Sudafrica e nel 1980 e nel 1987 in Kenya: i pochissimi casi furono subito isolati. Epidemie più violente si sono registrate nella Repubblica democratica del Congo (tra il 1998 e il 2000) e in Angola nel 2004.
[13] Articolo UCHICAGO NEWS 19 settembre 2019: A university of Chicago researcher died Sun., Sept. 13, at the Medical Center’s Bernard Mitchell Hospital from an infection which may be attributable to a weakened laboratory strain of Yersinia pestis, the bacteria that causes the plague.The researcher studied the genetics of harmful bacteria, including a weakened strain of Yersinia pestis that lacks the bacteria’s harmful components. This strain is not known to cause illness in healthy adults and has been used in some countries as a live-attenuated vaccine to protect against plague. It has been approved by the Centers for Disease Control and Prevention (CDC) for routine laboratory studies. The weakened strain does not require the special safety precautions required for work with virulent strains.
[14] Alibek, K. and S. Handelman. Biohazard: The Chilling True Story of the Largest Covert Biological Weapons Program in the World – Told from Inside by the Man Who Ran it. 1999. Delta (2000) ISBN 0-385-33496-6
[15] Vadim Birstein. The Perversion Of Knowledge: The True Story of Soviet Science. Westview Press (2004) ISBN 0-8133-4280-5
[16] “2021 Adherence to and Compliance With Arms Control, Nonproliferation, and Disarmament Agreements and Commitments”. United States Department of State. Retrieved 30 October 2021
[17] Vedi, per un processo di screening dei sintomi, Hupert N, Bearman GML, Mushlin AI, et al. Accuracy of screening for inhalational Anthrax after a bioterrorist attack. Ann Int Med. 2003; 139:337-345. PubMed ID: 12965942
Vedi anche per il trattamento dei sintomi: Hendricks KA, Wright ME, Shadomy SV, et al: Centers for Disease Control and Prevention Expert Panel meetings on prevention and treatment of anthrax in adults. Emerg Infect Dis 20(2), 2014. doi: 10.3201/eid2002.130687
[18] Fonti: Istituto Superiore di Sanità; Larry M. Bush, MD, FACP, Charles E. Schmidt College of Medicine, Florida Atlantic University; Maria T. Vazquez-Pertejo , MD, FACP, Wellington Regional Medical Center.
[19] NdA: Per quanto attiene ai quantitativi utilizzati nello scenario Antrace, i 50 kg di spore indicati appaiono essere eccessive per un rilascio da un “piccolo aereo” . Comunque sono la base per i successivi calcoli sui colpiti e le conseguenze sul territorio.
[20] Fonte: Istituto Superiore di Sanità
[21] Dato Organizzazione Mondiale della Sanità
[1] “L’Italia è stato il primo Paese occidentale ad essere stato pesantemente colpito dal Covid-19. Il governo e la comunità, a tutti i livelli, hanno reagito con forza e hanno ribaltato la traiettoria dell’epidemia con una serie di misure basate sulla scienza”. Con queste parole l’Oms, in un tweet pubblicato sul suo profilo ufficiale il 25 settembre, celebrava l’Italia con un video che racconta la storia dell’esperienza italiana attraverso testimonianze e immagini