di Enrico La Rosa
Un borgo molto ben curato, pulito, decorato con le foto della sua storia, in questo periodo addobbato per Natale con statue a grandezza naturale diffuse dappertutto, che fanno di Stintino un unico Presepe. I suoi mille abitanti tengono molto al proprio borgo. Il paesino sa di mare, di amicizia e di calore umano. D’estate si moltiplicano all’inverosimile, ma quando sono in pochi, d’inverno, pur con il tempo imbronciato di questo periodo, curano il paesino e intrattengono relazioni con l’Università di Sassari nel segno del Mediterraneo e della Cooperazione internazionale.
Anche quest’anno, per il sesto consecutivo, a parte l’interruzione pandemica del 2020, esperti di Religione, Cultura, Processi di pace e Cooperazione internazionale sono stati invitati per scambiare i loro saperi ed intrattenere il pubblico sulle loro esperienze.
Il 4 dicembre, organizzata dal Comune di Stintino, dall’Associazione “Centro Studi della Civiltà del mare” di Stintino e dall’Università di Sassari, si è tenuta presso il Museo della tonnara la sesta edizione del Convegno Internazionale “Dialogando”.
Un’organizzazione molto accurata e attenta alle esigenze degli organizzatori, dei relatori e del pubblico. Staff organizzatore ristrettissimo, solo due bravissime giovani donne, idee molto chiare, presenza discreta e assistenza continua e risolutiva. Risultato, nessun problema di carattere organizzativo.
Il titolo molto esplicito e significativo:
“Dialogando”
Religioni ed identità culturali a confronto
Regional Interfaith Talks // Bridging Differencies
I relatori tutti esperti e molto efficaci
Di seguito, un dettaglio sui temi trattati e sui relatori.
Temi – Il “dialogo interreligioso”, sul quale ha magistralmente intrattenuto l’uditorio il Padre francescano Jerzy Norel, delegato generale per il dialogo ecumenico e interreligioso e Direttore del Centro Francescano Internazionale per il Dialogo (CEFID).
Ma anche il “dialogo sui diritti del Mediterraneo” con Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, a distanza; Farid El Khazen, ambasciatore libanese presso la Santa sede; Fabrizio Lobasso, ambasciatore, MAECI, Dipartimento Africa; Samantha Pinna, Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (OIM); Claudio Rossi, CoRiS, Università La Sapienza di Roma.
Il “dialogo interculturale”, sessione moderata da Esmeralda Ughi, direttrice del Museo della Tonnara, che ha ospitato il seminario; Anna Paolini, direttrice dell’ufficio Unesco di Doha; Aziz Pollozhani, rettore dell’Università “Mother Theresa Skopije”: <<Interculturalità in Macedonia del Nord: rafforzare la coesione sociale nelle società multietniche>>; Marija Efremova, ambasciatrice Nord Macedonia presso la Santa Sede: <<Dialogo interculturale, fraternità ed amicizia sociale>>; Giuseppe Rao, consigliere presso la Presidenza del Consiglio: <<Dialogo interculturale, geopolitica e geotecnologia>>; Enrico La Rosa, OMeGA, <<La sfida di O.Me.G.A., approccio multidisciplinare e multiculturale di attività collegiali per un Mediterraneo coeso e federato. Mare che sia cerniera, non barriera. Veicolo di accoglienza e solidarietà>>; Mariantonietta Cocco, Università di Sassari, <<Il pericolo di un’unica storia e il dialogo interculturale>>.
La “cooperazione decentrata”, sessione moderata da Alberto Merler, dell’Università di Sassari; Federico Chiodi, Director AISPO (Associazione Italiana per la Solidarietà tra i Popoli), <<Otto anni di cooperazione sanitaria nella regione del Kurdistan iracheno>>; Alfio Foti, “Un’altra storia A.P.S.”, <<Verso una convenzione dei diritti del Mediterraneo – Fare del Mediterraneo uno degli spazi creatori di un’umanità che vuole vivere insieme>>; Lavinia Rosa, Associazione “Ponti non muri”: <<Pace inevitabile: il caso Palestina>>; Salvatore Sanna, ACLI provinciale, Sassari: <<Le esperienze delle Acli in ambito di cooperazione mediterranea>>; Franco Cuccureddu, copresidente ISPROM: <<Il “concerto per la vita e per la pace” da Betlemme, un esempio di collaborazione tra città>>; Alessandro Lai, CEO Wau: <<Nuove opportunità nella formazione degli operatori sanitari per i Paesi in via di sviluppo>>.
“Dialogando sull’Afghanistan”, tavola rotonda moderata da Plinio Innocenzi, dell’Università degli studi di Sassari, con Sergio Maffettone, MAECI, Consigliere, Capo di Gabinetto e Sottosegretario, Susanna Floretti, presidente di Nuove Onlus, Amina H., Coordinatrice di “Programme Women in Business Hub” di Nuove Onlus, Alberto Bortolan, esperto di Cooperazione e già responsabile di “UTC Kabul” Afghanistan.
“La cooperazione universitaria”, sessione moderata da Stefania Zanetti dell’Università di Sassari; Piero Cappuccinelli, della “National Accademy of Lincei”: <<Cooperazione universitaria: il caso Mozambico>>; Giovanna Seddalu, del “Centro Interdipartimentale sulla Desertificazione dell’Università di Sassari”; Michele Guirguis, dell’Università di Sassari: <<La cooperazione archeologica in Libano>>.
Moderati da Luciana Goisis, esperienze di cooperazione degli studenti del “Corso Sicurezza e Cooperazione Internazionale”.
Un evento di grande spessore e di contenuti sicuramente interessanti, presentati in maniera efficacissima.
Il livello dell’Università di Sassari è cosa nota, non lo si scopre oggi. La sorpresa è stata la constatazione della competenza acquisita dall’Ateneo nel campo delle problematiche della cooperazione internazionale e della formazione dei giovani in questo campo. Salutiamo con sorpresa, con piacevole sorpresa, l’esistenza di un corso universitario sulla “Cooperazione internazionale”.
Certamente avrà influito il respiro e la sensibilità mediterranei ed internazionali che dal Dipartimento di Storia della stessa Università ha con ogni probabilità pervaso l’intero Ateneo. D’altronde, non è cosa da nulla l’attività che dal 1983 il Dipartimento di Storia, sotto la guida del prof. Mastino, conduce mediante l’organizzazione, ad anni alterni, di appuntamenti di studio dedicati a “L’Africa Romana“, già superate le venti edizioni, che hanno – tra l’altro – posto la Sardegna al centro dell’attenzione degli studiosi del Maghreb e dell’Europa, facendo di Sassari la sede naturale per presentare gli ultimi studi sulla romanizzazione delle province africane e, più in generale, sulla romanizzazione delle realtà periferiche, rappresentando un privilegiato momento di confronto di saperi e esperienze diverse e determinando la nascita di una scuola sarda di “africanisti” affermata a livello internazionale.
L’appuntamento di Stintino viene organizzato e curato, oltreché dal Sindaco Diana, dal prof. Salvatore Rubino, microbiologia e microbiologia clinica dell’Ateneo di Sassari, e dal prof. Plinio Innocenzi, docente presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Sassari.
Ma abbiamo osservato in sala, molto impegnato nella cura delle varie fasi del Convegno ed abili moderatori delle rispettive sessioni, Alberto Merler, professore ordinario di Sociologia, già presidente del Corso di laurea in Servizio sociale a indirizzo europeo, fondatore e coordinatore del Laboratorio Foist per le politiche sociali e i processi formativi.
Già sei edizioni di un evento così importante, insopprimibile e irrinunciabile, che speriamo possa divenire sempre più importante e abbia l’autorevolezza necessaria per prescindere – nel tempo – dalla presenza fattiva dei personaggi di rilievo citati. Che abbia in sé l’autorevolezza per suggerire linee di sviluppo alle discipline universitarie correlate.
Il merito dell’amministrazione comunale di Stintino, in tutto ciò, l’avere interpretato alla perfezione il ruolo di organizzatore meticoloso e premuroso e di avere intercettato la crescente aspirazione dei mondi ove aleggia la volontà di contribuire alla soluzione dei tanti problemi della convivenza dei popoli per mezzo del dialogo paritetico e dell’aiuto disinteressato, concreto, sul campo. Base indispensabile per un processo di empowerment dei popoli, unica condizione per l’emancipazione delle comunità regionali e di quella umana, più in generale.
E, a questo proposito, ci ha molto sorpreso constatare la simbiosi creatasi negli ultimi decenni tra le Organizzazioni che operano nel settore, che prestano la loro opera a costo di considerevoli sacrifici, ed il Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale. Due mondi che convivono oggi agevolmente e proficuamente, nell’incontro delle rispettive aspettative. Una vera sorpresa per chi ha memoria dell’insofferenza reciproca esistente qualche decennio fa, quando il Ministero dava l’impressione di non poter capire le aspettative di un mondo nel quale, d’altronde, gli attori si muovevano come elementi insofferenti e sordi ai tentativi di armonizzazione centralizzata.
Gli operatori, oggi, sembrano essere Organizzazioni molto preparate, rispettose della politica centrale e ascoltate suggeritrici dell’evoluzione delle situazioni locali. Un unicum che sembra molto in sintonia.
In questo contesto, l’apporto dell’istituzione-Università non può che costituire un decisivo contributo al processo.
Enrico La Rosa