di Mario Boffo
Potremmo dire che uno spettro si aggira per l’Europa. Diverso da quello del “Manifesto” di Marx, perché quello era visto, riconosciuto e temuto, mentre di questo, sebbene faccia di tutto per farsi notare, nessuno in Europa si accorge, o almeno questo sembra essere il risultato. È uno spettro che potremmo chiamare “spettro geopolitico” (spettro in senso proprio di fantasma…). Esso si aggira attorno all’Europa, vi entra e ne intralcia il cammino, pone pesanti ipoteche sui suoi destini. Ma l’Europa, intesa come Unione Europea, ma anche come aggregato strategico e insieme di Paesi uniti da interessi strategici in buona parte coincidenti, non sembra accorgersi della presenza di questo spettro.
Il fantasma infuria nel Mediterraneo, spingendo ai limiti dell’affrontamento militare fra stati uno scenario già conflittuale in Libia, penosamente stagnante in Siria, ed esplosivo in Libano; infuria da Levante, dove Paesi per l’Europa importanti rischiano la rivolta e la destabilizzazione; infesta l’Atlantico, distogliendo il Grande Alleato da qualsiasi serio impegno sui nostri lidi; tormenta aree più lontane (Sahel, Yemen, Somalia…) che pure rivestono una grande significanza per i Paesi europei, non fosse altro che per le problematiche che innescano. Nel frattempo, succedono cose: la Cina penetra l’Africa e il Mediterraneo; Israele conclude un’ambigua pace coi Paesi del Golfo; i Paesi rivieraschi del nostro mare lo stanno lottizzando in Zone Economiche Esclusive del tutto autoreferenziali e in contrasto con gli interessi di altri Paesi; i movimenti migratori promettono di intensificarsi da tutte le direzioni…
E l’Europa? Intesa come Unione Europea, non sembra occuparsi per inteso di tutto questo. La Politica Estera Comune fa semplicemente ridere, essendo basata quasi esclusivamente sulle piccole pressioni esercitate qua e là a sostegno dei diritti umani. L’Unione, viceversa, è tenacemente concentrata su temi puramente contabili basati su visioni economiche del tutto anacronistiche e obsolete, quand’anche siano state sensate in altri tempi (secondo lo scrivente, non sono state mai sensate). Tali visioni, al di là del diverso e squilibrato favore che conferiscono ad alcuni stati membri a detrimento di altri, sono comunque perniciose per tutta l’Unione, perché ostacolano lo sviluppo, affidano tutto alle (inesistenti, nella pratica) “leggi del mercato”, favoriscono disagi dei bilanci pubblici che, pur diversamente distribuiti, alla lunga pregiudicano tutti. Mentre si ostina a regolamentare in assurdi dettagli anche le questioni più marginali, l’Unione nel suo complesso ritiene di poter esorcizzare lo “spettro geopolitico” con armi puramente mercantilistiche, pagando i Turchi perché non rilascino i migranti, facendo accordi commerciali con questo o con quello…
I singoli stati membri, peraltro, che anche se si occupassero seriamente dello spettro non avrebbero la forza necessaria per fugarlo, reagiscono con improvvido e tragico attivismo, come la Francia in Libia e – vedremo – in Libano, con il quale, come in un noto saggio di Carlo Cipolla, apporta danni agli altri danneggiando anche se stessa; oppure si disinteressano della cosa, come la Germania, convinta che il Mediterraneo e la Bielorussia siano su un’altra galassia, e che quando ha messo almeno per ora a posto il rifornimento di gas, il resto importa poco; o ancora come l’Italia, la quale, troppo impegnata in questioni di straordinaria importanza per i propri destini, come le ultime dichiarazioni di un comico, l’estromissione di un imprenditore dalle faccende di un partito, la riduzione dei parlamentari, e così via, si occupa per esempio del Libano solo per confonderlo con la Libia, e speriamo che non succedano cose gravi a Damasco, perché potremmo dover vedere i nostri governanti esprimere solidarietà agli Assiri.
Insomma, se non cade un grosso meteorite sulla Terra a cambiare tutto, o a causare la generale estinzione dell’umanità, sembrerebbe proprio che l’Europa, comunque intesa, Unione o semplice aggregato geografico, sia oramai solidamente sulla via del declino. Come successe agli Aztechi, che andarono incontro alla sparizione anche perché coltivavano miti di distruzione (gli antenati Toltechi, da loro in precedenza soppiantati, che sarebbero tornati dal mare a bordo di grandi canoe per vendicarsi), e negli spagnoli videro la loro maledizione, la distruzione dell’Europa dipenderà anche dal mito del “dio mercato” e dalla convinzione che risolverà tutto. O come avvenne per la Repubblica di Venezia, che quando decise di non competere in Atlantico verso il nuovo mondo, si accomodò in un consapevole e tranquillo crepuscolo. Oppure come fu per il Regno delle Due Sicilie, che, florido e industrialmente e finanziariamente solido, si disinteressò della causa unitaria italiana (cui pure avrebbe potuto validamente contribuire) e preferì restarsene “fra l’acqua salata e l’acqua santa”, ritenendosi protetto dal mare e dallo Stato della Chiesa.
Da chi ritiene di essere protetta l’Europa, se continuerà a non voler vedere lo spettro che si aggira per il mondo? Acqua santa, non ce n’è più; e l’acqua salata appare molto meno protettiva di quella che sembrava confortare Ferdinando II di Borbone…
Mario Boffo