
di Guido Monno I giornali di tutto il mondo stanno commentando con toni entusiastici la morte di Osama bin Laden ucciso, a quanto dettoci, nel corso di un’operazione delle forze speciali USA. Direi che Osama bin Laden ha raggiunto il suo obiettivo: quello di essere un martire per la causa. A lungo l’ottica occidentocentrista del nostro mondo non ha saputo cogliere il senso di ciò che bin Laden portava con sé: una rivalsa del mondo islamico (e non solo) nei confronti di una cultura non considerata superiore alle altre e che è stata protagonista di fenomeni non giudicati positivamente, quali l’imperialismo e il colonialismo – per non parlare, secoli prima, delle Crociate – così come la voglia di riscatto di coloro che nell’ottica marxista sarebbero considerati gli sfruttati da un liberismo esagerato. Ci si scorda troppo facilmente che dietro Osama bin Laden vi erano e vi sono seguaci che hanno individuato in lui non il capo operativo, ma il leader che indica una strada. La strada della rivincita rispetto alle tante umiliazioni subite da numerose popolazioni oppresse da quegli stessi dittatori che noi, Occidente, abbiamo messo al loro posto di comando e abbiamo ampiamente sostenuto, pronti a sostituirli con qualche