Verso un’Europa Mediterranea?

di Lavinio Gualdesi

La mia convinzione personale che il bacino del Mar Mediterraneo rappresenti oggi una attualissima occasione per catalizzare interessi comuni e una fondamentale risorsa per le future generazioni mi ha spinto a frequentare, più spesso che posso, queste colonne in cui come minimo si rispetta la storia e magari si cerca di comprendere le ragioni delle inevitabili crisi che si generano tra popoli contigui con interessi a volte contrastanti.

Senza volermi addentrare in problematiche geopolitiche di cui non sono esperto, vorrei limitarmi a sottolineare per i lettori di omeganews.info alcune frasi del Presidente del Consiglio tratte dal discorso tenuto al Parlamento Europeo.

Queste frasi, secondo il mio modo – forse troppo ottimistico – di interpretare i discorsi, rappresentano un’ulteriore conferma del fatto che in ambito internazionale le sue intenzioni sono sempre state molto ascoltate e valutate. Spesso quello che ha proposto è poi stato realizzato. La speranza è che la sua visione di un’Europa, dove il Mediterraneo costituisca una splendida occasione di collaborazione, di sviluppo e anche di distensione, sia basata su una prospettiva per le giovani generazioni alle quali si vogliono dedicare, stando alle definizioni di intenti, le attuali importanti risorse stanziate.

La determinazione con la quale ha perseguito obiettivi importanti farebbe sperare che le frasi che seguono non siano composte per una rituale quanto scontata conferenza stampa, ma un intenzionale e chiaro indirizzo programmatico per chiarire che la strategia per dare compimento all’Unione l’Europa passa strategicamente per il Mediterraneo.

Anche se un’Unione Mediterranea resta per ora un sogno, il modello della costruzione europea iniziato coi rapporti commerciali della CEE per arrivare attraverso moderne istituzioni internazionali ad un periodo lunghissimo di distensione può essere applicato anche ai Paesi rivieraschi se gli obiettivi comuni sono chiaramente definiti ed accettati da tutti. Se, per motivi di pura convenienza di politica reale, o per motivi ideali basati sulla storia, lo vedranno i posteri.

Per ora pesare bene le frasi del Presidente Draghi serve a non lasciar cadere una occasione di sintesi tra due mondi che forse non si ripeterà.

Le frasi in corsivo sono tratte dal discorso in questione.

In particolare, dobbiamo prestare maggiore attenzione al Mediterraneo.

L’incipit non potrebbe essere più chiaro e diretto di così.

Non suona come una esortazione generica, ma si connota come una precisa strategia.

Ha anche la prerogativa di essere assolutamente nuova, originale e priva di precedenti, almeno in epoca recente.

Quel ricorrere all’ aggettivo “maggiore” serve a sottolineare che per troppo tempo questo aspetto è stato ignorato.

vista la sua collocazione strategica come ponte verso l’Africa e il Medio Oriente

E con questa concisa ma concettosa affermazione si considerano i motivi per cui il fronte sud acquisti un nuovo posizionamento strategico essendo contemporaneamente la porta dell’Asia e dell’Africa.

Ancora una volta la scelta dei termini è estremamente efficace e serve a trasformare in un atteggiamento dinamico e costruttivo, che orienta un cammino di legami futuri che si definiscono promettenti, come lo è inequivocabilmente la costruzione di un ponte.

Questa immagine, anche se altrove è frequentemente usata, rappresenta anch’essa una importante novità se messa in relazione a questo Mare per il motivo che spiega la frase seguente.

Non possiamo guardare al Mediterraneo solo come un’area di confine, su cui ergere barriere.

È l’immagine opposta a quella precedente. È l’immagine del muro.

E si noti che a seconda del grado di paura che uno ha nei confronti della sponda Sud, tende a spostare questo muro dalle coste africane alle coste europee, escludendo così addirittura tutto il Mare, considerandolo un problema più che una risorsa.

Ma di questo Mare come risorsa parla la frase successiva.

Sul Mediterraneo si affacciano molti Paesi giovani,

E qui la parola chiave è giovani. È il Mare del futuro. Nelle loro mani si rinnoverà la tradizionale operosità di questi popoli affacciati sul futuro. La culla di tante civiltà tornerà a fornire nuova linfa. Se tanti giovani rischiano la vita in questo mare in cerca di nuove occasioni di lavoro vuol dire che non facciamo abbastanza per collaborare.

pronti a infondere il proprio entusiasmo 

E l’entusiasmo è infatti la caratteristica più presente nei giovani.

nel rapporto con l’Europa.

Ma non si auspica una rivoluzione. Perchè ricominciare da capo a pensare a un nuovo modo di rapportarsi, quando la tradizione Mediterranea offre mille spunti per far funzionare l’esistente in base ad una formula: quella europea che ha creato tanta prosperità e tanta innovazione.

Con essi, l’Unione Europea deve costruire un reale partenariato

Ma il metodo di lavoro Draghi, cioè quello di far funzionare meglio l’esistente, attraverso un minuzioso controllo di cause ed effetti, ha concluso che il sistema Europa attuale abbisogna di evidenti correttivi. E lo testimonia il termine “reale” con cui definisce il partenariato.

L’errore è sempre stato quello di considerare i Paesi rivieraschi soci di minoranza o – peggio – pedine da spostare in uno scacchiere dove i giochi si fanno al di fuori della scacchiera mediterranea.

Con la scelta del termine “partenariato”, e per di più “reale”, si trasforma la sudditanza di fatto in un rapporto più equilibrato.

non solo economico,

Perchè ci sono stati governi che si sono sforzati non senza antagonismi e difficoltà di mantenere rapporti commerciali anche in periodi nei quali bisognava proteggere i lavoratori dal clima di ostilità che si creava per incomprensioni reciproche.

ma anche politico e sociale

E questo sarà il nuovo paradigma per ristabilire i rapporti e favorire la normalizzazione in aree a forte conflittualità. Si tratta di coniugare l’aspetto politico con quello di potere locale spesso miope sia che si guardi verso la sponda nord con le ingenuità e le esagerazioni presenti nella nostra civiltà e sia che si guardi alla sponda sud con il sospetto che quei costumi così lontani dai nostri possano un giorno costituire il vero problema per la realizzazione di quel ponte. Ma non è così.

Basta fare leva sui canoni della nostra civiltà e sugli aspetti positivi e educativi delle civiltà della sponda sud superando arretratezze che ci dividono per convergere su nuove posizioni basate su una convivenza collaudata dai secoli.

Il Mediterraneo deve essere un polo di pace

e lo deve essere per essere una convivenza matura dove gli estremisti, che sono pochi, ma fanno molto danno e molto rumore, devono essere riassorbiti dando più autorevolezza e potere ai molti giusti che utilizzano la religione per fini spirituali e non di potere

di prosperità

e lo sarà se saranno posti in essere gli accordi di collaborazione basati sul reciproco rispetto dei principi fondanti comuni

e di progresso

e che giunti a maturazione daranno i frutti sperati. In fondo gli accordi, se contengono sincerità da entrambe le parti, mediante una scelta di reciproca affidabilità politica, non possono che far giustizia di vecchie incomprensioni, sospetti e reciproche accuse.

Se da un lato non si può pretendere ed aspettare che tutti gli Stati che si affacciano sul Mediterraneo siano delle specchiate democrazie come le intende l’Europa, d’ altro canto dei solidi trattati basati su principi di reciproco rispetto sono l’unica carta possibile per non piombare nuovamente nelle sanguinose guerre che tanti lutti hanno afflitto il secolo scorso e non solo nel Mediterraneo

La politica energetica è un’area in cui i Paesi del Mediterraneo devono

E qui ci sarebbe un lungo discorso tecnico sulle occasioni che offrono i mari ed in particolare il Mediterraneo per uscire dal circolo vizioso del troppo combustibile fossile che ancora è necessario per costruire gli impianti delle cosiddette rinnovabili, ma che in termini quantitativi sono ancora da considerare fonti intermittenti.

– e possono – 

I mari possono essere anche un bacino di energia potenzialmente immagazzinata per complementare quelle rinnovabili nelle loro condizioni di latenza in assenza di sole e vento. Ma occorre sviluppare tecnologie comuni

giocare un ruolo fondamentale per il futuro dell’Europa

E qui la contiguità tra Europa e Mediterraneo diventa più esplicita.

Non è mai successo che Draghi abbia definito un aspetto come fondamentale e poi lo abbia ignorato. Significa che possiamo aspettarci che qualche cosa succederà anche se, data la complessità dell’assunto, le difficoltà non mancheranno

L’Europa ha davanti un profondo riorientamento geopolitico destinato a spostare sempre di più il suo asse strategico verso il Sud

Infine, ancora una volta si parla di strategia.

Non ci resta che aspettare che il quadro strategico si espliciti in fasi di progetto.

Che si sia alle soglie della formazione di un nuovo soggetto politico mediterraneo o che le istituzioni europee usino l’esistente per valorizzare la sponda Sud?

Lo stile Draghi farebbe propendere per questa seconda ipotesi.

Lo ammetto sono malato di eccessivo ottimismo, ma questa volta sento che qualche cosa di positivo accadrà.

La guerra in Ucraina ha mostrato la profonda vulnerabilità di molti dei nostri Paesi nei confronti di Mosca.

L’Italia è uno degli Stati membri più esposti: circa il 40% del gas naturale che importiamo proviene infatti dalla Russia.

E non abbiamo carbone, non abbiamo energia nucleare, non abbiamo – o quasi non abbiamo – petrolio.

Una simile dipendenza energetica è imprudente dal punto di vista economico, e pericolosa dal punto di vista geopolitico.

L’Italia intende prendere tutte le decisioni necessarie a difendere la propria sicurezza e quella dell’Europa.

Abbiamo appoggiato le sanzioni che l’Unione Europea ha deciso di imporre nei confronti della Russia, anche quelle nel settore energetico.

Continueremo a farlo con la stessa convinzione in futuro.

Lavinio Gualdesi