Le sardine, un cibo dal sapore antico

di Enrico La Rosa

Chi mangia oggi le sardine?

Forse qualche sfigato che non può permettersi non dico l’aragosta, ma neppure l’astice, i gamberoni, una sogliola, una spigoletta o un’oratina.

Non è possibile, le sardine in scatola! E neppure quelle grosse e grasse che si arrostiscono, scoppiettanti, sulla brace.

Ripeto, chi mangia ancora le sardine?

Io le mangio. Non solo perché mi piacciono, non solo perché ricchissime di omega3, o perché mi aiutano molto in un certo regime alimentare.

Ma anche perché, consumandole, so di dare un minimo aiuto al popolo del Sahara Occidentale, per il quale le sardine sono una risorsa fondamentale. Unica risorsa del territorio, insieme ai fosfati, di cui è il secondo estrattore al mondo, e questo spiega tante cose! La tragedia consiste nel fatto che queste sardine vengono commercializzate come “prodotto del Marocco”.

Si parla tanto dell’irrilevanza delle Nazioni Unite, ebbene eccone un esempio eclatante: 29 anni, e l’organismo non è ancora riuscito ad organizzare un referendum per l’autodeterminazione, promesso al popolo sahrawi nel 1991!

Situazione del tutto simile a quella del popolo palestinese. A parte tutte le considerazioni già note ai nostri lettori, speculare è l’aspetto economico/commerciale: anche qui vengono commercializzati come “made in Israel” prodotti provenienti da territorio palestinese colonizzato.

Altra analogia: gli alti terrapieni minati che tengono il popolo sahrawi prigioniero nel suo territorio sono stati costruiti con il determinante aiuto e tecnologie degli Israeliani, cui probabilmente le sardine non piacciono perché non conformi a un certo tenore di vita. Ma che, in fatto di muri, check point e sbarramenti, si ha idea che non abbiano niente da invidiare a chicchessia!

Continuerò a mangiare molte sardine!

Enrico La Rosa

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