
di Fabrizio Maltinti In questi giorni, in seguito alle dichiarazioni del Presidente USA Donald Trump e le anticipazioni della Ministra Trenta circa il possibile ritiro del nostro Contingente militare, si ritorna a parlare di Afghanistan. Come sempre, le opinioni espresse sui media sono le più disparate: da chi è favorevole alla proposta, a chi è, invece, contrario in nome degli impegni internazionali assunti. Tuttavia, tranne che in rarissimi casi, ci si limita a riportare dichiarazioni di questo o quel personaggio politico. Ritengo, pertanto, sia doveroso chiarire alcuni punti a riguardo di quel Paese che, almeno dal 1979, occupa una buona parte delle cronache di geopolitica. Il 1979, infatti, segna una data storica per l’Afghanistan in quanto rappresenta l’inizio dell’intervento militare Sovietico a sostegno del Partito Democratico Popolare, al potere nel Paese. Il conflitto, che durò circa dieci anni, vedeva contrapposte le Forze Governative – massicciamente sostenute dai sovietici – contro i ribelli, vari raggruppamenti di guerriglieri afghani collettivamente noti come mujaheddin, appoggiati materialmente e finanziariamente da un gran numero di nazioni straniere, gli USA e l’Arabia Saudita, in particolare. Dopo il fallimento dell’intervento sovietico e la conseguente ritirata del contingente militare nel febbraio del 1989, gli scontri tra mujaheddin e