L’Acqua in omeganews /5

Acqua, crisi idrica, sconvolgimenti climatici, ricadute su agricoltura e cibo. Di questo parlava l’articolo di Adele Lerario del 30 aprile 2013. Quello che possiamo aggiungere con l’esperienza ulteriormente maturata in questi successivi otto anni è che la crisi dell’agricoltura si è ulteriormente estesa e che, anziché attuare misure idonee a risolverla, è stata piuttosto favorita la coltivazione intensiva di prodotti omologati, modificati, poco curati, a basso contenuto nutritivo e di modesto livello igienico con i quali, attraverso la grande distribuzione internazionale, sono stati inondati i mercati di tutto il mondo, portando al definitivo danneggiamento delle colture locali, tradizionali e pregiate.

Buona lettura!

La redazione di <omeganews.info>

(http://www.omeganews.info/?p=1973)

UN PROBLEMATICO GROVIGLIO: IL CASO MEDIO ORIENTE

La regione mediorientale ospita oltre il 5% della popolazione mondiale. È una delle aree più aride al mondo, avendo accesso al solo 1% della quantità totale di acqua del nostro pianeta, con un consumo pro-capite di 1250 metri cubi l’anno. Per comprenderne l’esiguità, basti pensare che nel Nord America lo stesso consumo è pari a 18742 metri cubi. Oltre il 16% della popolazione mediorientale non ha accesso ad un approvvigionamento idrico sicuro. La rinnovabilità delle poche fonti è messa in discussione dalle temperature elevate, che potrebbero subire un aumento di 2°C entro il 2050, facendo ridurre la percentuale delle precipitazione del 30% entro lo stesso anno.

La complessità sociale, le incertezze e il di per sé difficoltoso management dell’acqua sembrano essere tutti fattori concorrenti alla creazione di sfide che il Medio Oriente deve affrontare.

Quasi tutte le zone di questa regione della Terra vivono con pochissime risorse d’acqua dolce, risorse che possono essere considerate finite perché difficilmente rinnovabili. Alcuni Paesi, come Egitto, Iraq e Giordania traggono il 70% del loro rifornimento idrico dai fiumi, sebbene siano le falde sotterranee a detenere il record di utilizzo nella maggior parte della regione: utilizzo sempre più esasperato che sta conducendo la regione al collasso idraulico. Non è solo la quantità dell’acqua a costituire un problema ma anche la sua qualità. L’over-pumping ha aumentato il grado di salinazione e, di conseguenza, la sterilità.

Il pericolo maggiore per i conflitti idrici latenti nelle zone mediorientali deriva dalla condivisione delle risorse fra due o più Paesi. L’interdipendenza idrica è un fattore che tutti i governi della regione devono affrontare. Le tre zone su cui si basa la sfida idrica della mezzaluna fertile sono il bacino del Tigri-Eufrate, il bacino del Giordano ed il bacino del Nilo. Insieme, queste tre fonti idriche forniscono il 70% del fabbisogno d’acqua di cui necessita l’intero territorio. Ciò pone gli stati in un problema non semplice di interdipendenza, che potrebbe essere aggravata da atti unilaterali di un singolo Stato.

Ad aggravare una situazione idrica già di per sé problematica a causa dell’iniquità delle risorse naturali intervengono le variazioni climatiche. Il clima tende inesorabilmente verso un riscaldamento del pianeta: ciò porterà nell’arco di un lasso temporale anche piuttosto breve ad un innalzamento della temperatura e ad una diminuzione delle piogge, già piuttosto carenti.

Vi sono già delle anticipazioni circa gli sconvolgimenti climatici su questo settore così delicato per l’uomo: si sono infatti amplificati i fenomeni concernenti la siccità e le inondazioni, entrambi riscontri negativi per l’agricoltura. Una delle conseguenze più deleterie sarebbe infatti l’incapacità da parte di questi Stati di soddisfare il fabbisogno nutritivo della propria popolazione, soprattutto laddove vi è un aumento demografico incisivo. Il rischio alimentare diviene liquido: la siccità, l’aumento demografico e le importazioni sempre più esose minacciano la maggior parte della popolazione mediorientale, in particolar modo quella appartenente agli strati più poveri della società. Un rischio alimentare, un rischio climatico ed un rischio economico sembrano stringere sempre più la morsa attorno al Medio Oriente.

Adele Lerario

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