Libia: esiste un piano B?

di Luigi R. Maccagnani

Mercoledì 5 settembre u.s., Ghassan Salameh – UNSMIL – ha aggiornato, dopo i drammatici eventi delle ultime settimane, il Consiglio di Sicurezza ONU sulla situazione in Libia In sintesi ha confermato la criticità della situazione, sia per sicurezza che per condizioni economiche della popolazione, in pratica la Libia si trova in un perenne stato di emergenza. Le milizie, soprattutto nell’area della Tripolitania, sono fuori controllo, e mentre la popolazione giace alle soglie della povertà, i war-lords continuano ad arricchirsi. Salameh sottolinea inoltre due grossi rischi: da una parte questa situazione può favorire un afflusso di terroristi e ISIL, dall’altra, dati gli scontri in Chad tra forze governative e oppositori che operano prevalentemente dal sud della Libia – che potrebbe diventare teatro operativo per altre realtà; per non parlare poi dell’orrenda situazione nelle prigioni e centri detenzione.

Salameh è anche molto critico sulla posizione dei parlamentari HoR, che accusa di scarsa cooperazione e di privilegiare lo status quo, mettendo anche in dubbio la loro legittimazione, data la scarsa affluenza alle urne nel 2014. Chiede poi maggior supporto sia per mettere in atto riforme economiche che possano migliorare le condizioni generali della popolazione, che per migliorare le condizioni di sicurezza; non manca poi un richiamo alla comunità internazionale – chiara allusione a Italia e Francia – che invece di fare “politiking” per ragioni interne dovrebbero concentrarsi sui problemi libici.

La trascrizione integrale dell’intervento: https://unsmil.unmissions.org/sites/default/files/srsg-salame-briefing-unsc-libya-5-september-2018-english.pdf

Il giorno successivo, il 6 Settembre, si è tenuta a Montecitorio una audizione Esteri e Difesa (https://www.esteri.it/mae/it/sala_stampa/archivionotizie/approfondimenti/commissioni-congiunte-esteri-e-difesa-a-montecitorio.html).

Nella sua presentazione il ministro degli Esteri, Prof. Moavero Milanesi, ha ribadito la solidarietà al Governo di Unità Nazionale (GNA), apprezzamento per il lavoro del delegato ONU Salameh e la speranza che la sospensione dei combattimenti possa essere mantenuta. Non è mancata la nota polemica con la Francia per la conferenza di Parigi dello scorso Maggio, rimarcando poi che la proposta che ne è scaturita di tenere nuove elezioni in Libia nel prossimo Dicembre sarebbe prematura, dovendosi prima raggiungere condizioni di sicurezza adeguate e che, comunque, la decisione spetta unicamente ai libici (si ricorda che a Parigi erano presenti tutte le parti libiche: il presidente HoR, Aguila Saleh, il presidente del Supremo Consiglio di Stato, Khaled al-Mishri –di area contrapposta a HoR-, oltre al presidente GNA, al-Sarraj ed al gen. Haftar. Presenziava il delegato ONU, Ghassem Salameh, ed erano rappresentate diverse organizzazioni, tra cui Unione Europea, Unione Africana, Lega Araba, rappresentanti di quattro membri   permanenti del Consiglio di Sicurezza USA, Russia, UK, Francia (ndr, vedi anche http://www.omeganews.info/?p=3773).

Il ministero sta lavorando per organizzare in Italia, forse in Sicilia, il prossimo novembre una nuova conferenza Libia.

Il ministro della Difesa, Dottoressa Elisa Trenta, nella sua presentazione, ha confermato che i combattimenti a Tripoli che hanno avuto inizio il 26 agosto hanno coinvolto milizie formalmente referenti al GNA di al-Sarraj, per motivi economici, in particolare la 7ma Brigata di Tarhuna, cui era stata data competenza su alcuni quartieri cittadini, si era vista tagliata fuori dalle milizie con base a Tripoli, in particolare la TRB, il Battaglione Rivoluzionario. Per quotare il Delegato ONU nel suo rapporto al Consiglio di Sicurezza: “Il nostro criticismo sul comportamento predatorio dei gruppi armati nella capitale è stato molto apprezzato da parte dei Libici, che sono stanchi di vivere in povertà mentre le risorse nazionali sono depredate da banditi diventati milionari”. Il fattore più critico per sanare la situazione libica è di avere una forza armata unitaria, che dipenda da uno Stato e che possa far rispettare lo stato di diritto. Secondo il ministro della Difesa, dilazionare le elezioni potrebbe essere comunque deleterio.

Il ministro ha poi dato dettagli sul contingente militare Italiano e gli aiuti alla Guardia Costiera Libica.

Rimane il fatto che questa guerra “Tripolina” tra milizie formalmente referenti al GNA potrebbe anche spingere quelle esterne alla città di Tripoli stessa come la 7ma Brigata di Tarhuna, ma anche quelle di Misurata e Zliten, di avvicinarsi al gen. Haftar.

In fin dei conti, Il Governo di Unità Nazionale (GNA – Government of National Accord), con presidente Al Sarraj è in carica dal 2016 e, nonostante tutto il retorico supporto internazionale, non è riuscito nemmeno a tenere sotto controllo la città di Tripoli e ormai ha perso la stima della maggior parte dei Libici.

Infatti, il 28 agosto scorso 83 membri del parlamento di Tobruk –HoR- che avevano sostenuto l’Accordo Politico alla base del Governo di Unita Nazionale (LPA – Libyan Political Agreement), hanno tolto la fiducia ad al-Sarraj (che era membro HoR), sulla base del fallimento del GNA nel progredire su sicurezza, fronte politico ed economico, senza parlare dell’unità del paese, e chiedono di rivedere l’accordo con una nuova forma di Presidential Council ed un nuovo presidente.

https://www.libyaherald.com/2018/08/30/pro-lpa-hor-members-call-for-recreation-of-presidency-council-through-21-formula/

Chissà si potesse trovare il modo di ridare fiducia ai cittadini Libici, magari con una presenza attiva ONU, garantendo sicurezza e cosi permettendo un’affluenza significativa alle urne. In fin dei conti si sono tutti impegnati a rispettarne i risultati.

Luigi R. Maccagnani