NOTIZIARIO PERIODICO MEDITERRANEO

a cura di   Luigi R. Maccagnani

Marzo 16÷31, 2015

 Tunisia

Nell’articolo “Fermiamo la Jihad: la marcia di Tunisi dimostra che l’Islam può essere libero”  (ripreso da la Repubblica il 31 marzo), a commento della Marcia della Pace, tenutasi a Tunisi domenica 29 marzo, lo scrittore di origini marocchine residente a Parigi, Tahar Ben Jelloun, sottolinea come sia importante la partecipazione dei capi di Stato “alla testa” del popolo, non solo come dimostrazione di solidarietà, ma anche come messaggio alla minoranza criminale che minaccia la pace dove può.

Alla marcia avevano partecipato numerosi leader, tra cui il presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, l’Alto Commissario Federica Mogherini, il coordinatore EU dell’antiterrorismo Gilles de Kerchove, oltre al presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi.

Nel frattempo in Tunisia continua la caccia ai terroristi islamisti, nove uccisi nella regione di Gafsa.

A seguito dei fatti al Museo del Bardo, il turismo – che costituisce per il Paese un sesto del Prodotto Interno Lordo – potrebbe avere una riduzione significativa, sebbene temporanea, se l’impianto di sicurezza si dimostrerà efficace, in un’industria che si stava riprendendo lentamente dopo i moti del 2011.

Tunisia – Travel & Tourism Total Contribution to GDP

Source: World Travel and Tourism Council Data

Year

Value as % of GDP

Change over previous Year

2014

14.8 (°)

4.3%

2013

14.2

-5.96 %

2012

15.1

7.09 %

2011

14.1

-19.43 %

2010

17.5

-3.85 %

2009

18.2

-3.70 %

2008

18.9

-3.08 %

2007

19.5

-2.01 %

2006

19.9

2.58 %

2005

19.4

8.99 %

(°) estimate

 

Libia

Nei giorni 23 e 24 Marzo si è riunita a Bruxelles con l’inviato speciale ONU, Bernardino Leon, presente Federica Mogherini, una delegazione di 34 persone fra sindaci e leader locali, nel quadro di una serie di discussioni, condotte in parallelo con le riunioni UNSMIL dei rappresentanti politici svoltesi in Marocco.

Queste riunioni con i rappresentanti delle varie municipalità, sicuramente più vicini ai problemi del territorio ma soprattutto alla massa della popolazione, rispetto ai rappresentanti politici che si riuniscono a Skhirat, possono trasmettere la volontà di democratizzazione espressa dalla stragrande maggioranza dei Libici (re: http://www.omeganews.info/?p=2666).

 

A conclusione dei recenti incontri, l’inviato speciale ONU ha comunque mostrato un cauto ottimismo, dichiarando nella conferenza stampa:

“..in questa settimana ci sono stati importanti progressi nella discussione, raggiungendo un consenso dei partecipanti su due punti: che non può esserci una soluzione militare per i problemi in Libia, e che ci si dovrebbe accordare su un governo di unità nazionale rafforzando la sicurezza; ottenuto questo si potranno affrontare gli altri problemi…; focalizzarsi su questi obiettivi, e sul ruolo delle istituzioni, è un importante passo nella giusta direzione”.

 

Nel frattempo in Libia la situazione non migliora affatto:

–           tre giorni di combattimenti in Bengasi

–           bomba a Derna

–           raid aereo su Zuwara

–           esplosioni a Zawia

Il Primo Ministro Al Thinni (House of Representatives, il parlamento internazionalmente riconosciuto) in un’intervista rilasciata al canale televisivo Saudita Al-Hadath durante una sua visita in Tunisia ha dichiarato che gli Stati Arabi dovrebbero intervenire in Libia esattamente come nello Yemen, quantomeno con bombardamenti atti ad indebolire le milizie in modo che la Libyan National Army possa prendere velocemente il controllo della situazione (Libya Herald).

Difficile una soluzione “diplomatica”, quando una parte – non rappresentativa della maggioranza della popolazione – ha la sola legittimazione delle armi.

 

Voci non confermate parlano della rimozione di Omar El Hassi, il PM del “nuovo” GNC (General National Congress), il parlamento sostenuto dalle milizie islamiche stabilitosi a Tripoli (da Al Ahram, quotidiano in lingua inglese del Cairo).

Egitto

Sharm El Sheikh, Domenica 29 Marzo: al discorso di chiusura del Summit della Lega Araba sul tema dell’intervento armato in Yemen, il presidente Egiziano El-Sisi ha dichiarato che i capi di Stato dei Paesi Arabi hanno concordato, in linea di principio, sull’opportunità di costituire una Forza Militare congiunta per far fronte alla “minaccia da parte di gruppi che operano in Libia e negli altri Paesi”, ed ha proposto che sia formato un comitato di alto livello che, lavorando sotto la supervisione dei capi Stato Maggiore dei diversi Paesi, delinei la struttura della forza militare congiunta, ipotizzando che possa essere formata da circa 40.000 uomini appartenenti a truppe speciali, assistite da aviazione, marina e dotati di mezzi corazzati.

Molti analisti e commentatori presenti al Summit hanno espresso  dubbi sulla attuabilità di tale progetto.

Significativo il ritorno al Cairo dell’ambasciatore del Qatar, richiamato “per consultazioni” dopo l’intervento egiziano in Libia, a seguito della barbara uccisione dei 21 copti Egiziani in Cirenaica (il Qatar aveva sostenuto il presidente Morsi, legato ai Fratelli Musulmani).

Turchia

La Turchia e l’Unione Europea hanno concordato sulla nascita di un “Dialogo sull’Energia” (High Level Energy Dialogue). Le parti erano rappresentate dal ministro Turco per l’Energia, Taner Yildiz, e dal commissario Europeo per l’energia, Maros Sefcovic; scopo del progetto concordare politiche bilaterali nel campo dell’energia, in particolare gas naturale, elettricità, nucleare, rinnovabili e clima.

Nel contesto entrambi si sono impegnati nel sostenere il Southern Gas Corridor, di cui fa parte lo strategico gasdotto che dovrebbe portare il gas naturale dal campo di Shah Deniz, nel Mar Caspio, in Europa attraverso la Turchia, il TANAP, Trans Anatolian Natural Gas Pipeline.

In una cerimonia ufficiale a Kars, in Turchia, al confine con l’Armenia, si sono incontrati il presidente Erdogan, il presidente Azero Aliyev e quello della Georgia Margvelashvili per dare il via al progetto con il tratto Shah Deniz – confine con la Turchia, per poi attraversare il Paese e collegarsi con la rete Europea attraverso il TAP – TransAdriaticPipeline.

Il progetto ha un costo stimato di oltre 10 miliardi di dollari e potrà entrare in funzione nel 2018 con una capacità iniziale di 16 miliardi di metri cubi all’anno (BCM/Y), per arrivare a 23 BCM/Y nel 2023 ed eventualmente a 31 BCM nel 2026. Degli iniziali 16 BCM, la Turchia ne assorbirà circa 6 BCM/Y, mentre 10 BCM/Y saranno convogliati in Europa attraverso il TAP a partire dal 2020.

Il progetto ha sicuramente valenza strategica sia per l’Europa – che avrà una valida alternativa di approvvigionamento rendendo accessibili le vastissime risorse dei Balcani e Medio Oriente – ma anche per la Turchia – che, oltre ad avere la fornitura di gas naturale, si pone come hub strategico per il transito delle risorse energetiche.

 “TAP TANAP SCP Schah Denis” by PechristenerFile:Nabucco West Route.jpg: PowerPersonFile:BTC-Pipeline.png: Devil_m25, Antemister – Own work, map was created using …Open Street Map for backgroundEnvironment Impact Assesment Application File of the Trans-Anatolian Natural for route of TANAPIntegrated ESIA Greece Annex 3.1 – Overview Map of TAP for Route of TAPFile:Nabucco West Route.jpg for route of Nabucco-PipelineFile:BTC-Pipeline.png for route of SCP, which runs parallel to the BTC. Licensed under CC BY-SA 2.0 via Wikimedia Commons

http://commons.wikimedia.org/wiki/File:TAP_TANAP_SCP_Schah_Denis.png#/media/File:TAP_TANAP_SCP_Schah_Denis.png

 Il campo di gas naturale e condensati di Shah Deniz, uno dei più grandi del mondo, a pochi chilometri da Baku, scoperto nel 1999, ha reserve stimate di 1,5÷3.0 miliardi di barili olio equivalente (50-100 miliardi di metri cubi di gas). Il campo è operato dalla BP, partners TPAO (Turchia), SOCAR (Azerbaijan), Petronas (Malesia), Lukoil (Russia) e NIOC (Iran). Nel 2004 Eni ha ceduto la sua quota del 5% alla Lukoil.

 

Sul fronte interno la Turchia sta attraversando un periodo difficile, con contrasti tra il presidente Erdogan ed il capo del governo Dautoglu, ed il partito Islamico del presidente, indebolito dalla situazione nella vicina Siria, il rapporto incerto con i Kurdi in relazione al loro ruolo anti IS, e con le elezioni del 7 Giugno in cui il partito di Erdogan potrebbe perdere la maggioranza assoluta di cui gode da più di 12 anni.

La Turchia poi non è esente dall’attrazione che lo Stato Islamico esercita sui suoi giovani che a centinaia vi si sono uniti.

 

Ultimora: magistrato tenuto ostaggio nel Palazzo di Giustizia di Istanbul, uccisi sequestratori, morto il magistrato dopo il ricovero in ospedale per le ferite subite durante il blitz.

Membri del Dhkp-C (Partito-Fronte Rivoluzionario per la Liberazione del Popolo) sono riusciti ad entrare nel Palazzo di Giustizia di Istanbul – apparentemente senza difficoltà, nonostante il luogo fosse pesantemente guardato – e preso in ostaggio il procuratore Selim Kiraz. Il gruppo, nato negli anni ’70 e autoclassificatosi marxista-leninista –bandiere con stella rossa, falce e martello- ha apparentemente compiuto l’azione per “vendicare” la morte di Berkin Elvan, quattordicenne colpito per caso da un lacrimogeno della polizia durante le manifestazioni di Gezi Park nel 2013 e morto dopo 270 giorni di coma. Il procuratore Kiraz aveva –o stava ancora- indagando sull’ferimento-morte del giovane Berkin.

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Un libro: Bernard Lewis “Il Medio Oriente Duemila Anni di Storia” Oscar Storia Mondadori, 1996,Titolo originale: The Middle East, 1995

Utile per uno spaccato delle origini del mondo Islamico, da cui forse si possono individuare quei riferimenti cui il fanatismo terroristico di oggi si richiama: si segnalano per approfondimenti i  capitoli VIII, Lo Stato (le origini del Califfato), ed il XII, La Religione e il Diritto:

L’autore:

Bernard Lewis, nato Londra-UK il 31 Maggio 1916, naturalizzato negli Stati Uniti d’America nel 1982, e’ uno dei massimi studiosi del mondo Islamico (Fellow of the British Academy – Cleveland E. Dodge Professor of Near Eastern Studies, Emeritus at Princeton University).

Ha pubblicato numerosi libri e trattati, di cui si segnalano:

–           What Went Wrong? Western Impact & Middle Eastern Response – 2001, Oxford University Press, 2001 (una analisi dei fatti dell’11 Settembre 2001)

–           The Crisis of Islam: Holy War and Unholy Terror – 2004, Random House Trade Paperbacks

–           Islam: The Religion and the People – 2008, Indianapolis Wharton Press

Luigi R. Maccagnani