Syriza: e adesso?

di Alberto Osti Guerrazzi

Due dei più cari amici di mia moglie e miei sono greci; si chiamano Aretì e Xristos, ed hanno un figlio, Ioannis, che si sta laureando in informatica. Vivono a Xanthi, una piccola città della Macedonia, a metà strada tra Salonicco ed Istanbul. Sono membri della cosiddetta classe media, lui insegna Ingegneria all’Università di Xanthi, Aretì insegna informatica nei licei.

Li conosciamo da quasi 30 anni e in tutti questi anni siamo stati innumerevoli volte con loro in giro per il loro magnifico paese, così come loro sono venuti nel nostro.

Molto meno spesso loro da noi da quando, nel 2008, la crisi è scoppiata.

Come la stragrande maggioranza dei greci l’hanno sopportata tutta, la crisi, sulla loro pelle; e non che siano persone pigre, i classici statali stipendio fisso: per qualche anno Xristos ha gestito un piccolo ristorante nel centro storico di Xanthi, insieme erano proprietari di un piccolo negozio di informatica.

Poi, con la crisi le attività si sono chiuse; sono rimasti i due impieghi statali. Ma con il tempo i relativi stipendi sono drasticamente diminuiti, ad oggi di ca. il 40%. E nel frattempo sono esponenzialmente aumentate le tasse sulle case. Risultato, il loro tenore di vita è precipitato: negli ultimi 3 inverni i nostri amici non hanno potuto acquistare gasolio per il riscaldamento.

E intanto il governo Samaras falcidiava la sanità pubblica, facendo tornare a crescere la mortalità infantile. Ecco, penso basterebbe questo per condannare senza appello le politiche della Troika, che ha sacrificato piccole vite per favorire l’interesse dei creditori, delle banche. Ma dalla sanità pubblica, peraltro ridotta ai minimi termini, veniva anche escluso chi da oltre un anno non pagava i contributi lavorativi, che con la disoccupazione in crescita nettissima è stato qualcosa che moltissima gente ha dovuto subire.

E poi la chiusura della TV pubblica, i tagli all’istruzione pubblica, i licenziamenti di massa, le privatizzazioni, il crollo del PIL, la fuga all’estero dei ragazzi e dei ricercatori.

Era inevitabile che il popolo greco reagisse? Era scontato? Forse no, Samaras e gli altri “moderati” hanno preso comunque una notevole percentuale di voti, notevole in considerazione dei guasti provocati.

Ma per fortuna ha reagito, e ora governa la Grecia un partito cosiddetto radicale, ma che di radicale non ha nulla tranne la decisione nel rigettare il terrificante Memorandum della Troika e di cambiare davvero verso (non come certi politici dalle nostre parti che tanto parlano).

I primi atti di Tsipras sono significativi, tra questi il blocco delle privatizzazioni, che avrebbero portato pochi soldi nelle casse dello Stato greco ma avrebbero ben rimpinzato (v. tra i tanti esempi Autostrade in Italia) gli investitori esteri, senza alcun vantaggio per i consumatori.

È un cambiamento che finalmente in modo fattivo mette in discussione il Bruxelles Consensus e le politiche ultraliberiste su cui si basa. Era tempo, è una vittoria della democrazia, per cui il popolo, e non le banche, decide le politiche che lo riguardano.

Ma è solo una battaglia, di una guerra che si preannuncia dura, durissima, e dall’esito niente affatto scontato; la prossima è la trattativa per la rimodulazione del debito, con Merkel & c. già pronti a negare ogni apertura. Domani, 3 febbraio, Tsipras sarà da Renzi: non credo molto nella reale volontà del nostro premier di cercare la tanto sbandierata svolta politico/economica; ma il fiorentino è assai sveglio, magari ha fiutato l’aria …

E poi quest’anno, a ottobre, vota la Spagna, e pare che Podemos possa farcela. Sarebbe un aiuto importante, a tutti i popoli europei, compreso il tedesco; per un’Europa che torni alle sue origini di solidarietà e cooperazione, di crescita comune, non solo economica, verso quell’unità politica di cui crisi come quella che stiamo vivendo mostrano sempre più la necessità.

Alberto Osti Guerrazzi